Crisi di governo, Conte in Quirinale da Mattarella: parte la sfida a Renzi
Dopo lo strappo di Italia Viva cresce il pressing del Parlamento affinché il premier Giuseppe Conte riferisca in Aula sulla crisi in atto. Il presidente del Consiglio poco dopo le 16 è salito al Quirinale per incontrare di nuovo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La situazione dell'esecutivo potrebbe essere a un punto di svolta? Dopo le dimissioni delle ministre di Italia Viva il premier è pronto a firmare l'interim e a far partire la sfida a Matteo Renzi.
Dopo il primo faccia a faccia con il presidente della Repubblica Conte aveva sottolineato che il governo, per avere una solida maggioranza, "non può prendere un voto qua e là". Lo strappo di Renzi, col ritiro delle ministre, ha però rimescolato ancora una volta le carte in tavola e per il premier Giuseppe Conte adesso torna d’attualità la strada che porta alla ricerca dei ‘responsabili’ al Senato. Per giorni d’altronde tra le stanze di Palazzo Chigi, e non solo, ha tenuto banco il pallottoliere per capire numeri e tenuta della maggioranza a palazzo Madama. Ecco quindi che, a maggior ragione adesso che si è consumata la rottura di Italia Viva, il conteggio è ripreso per cercare di capire quale sarebbe lo spazio di manovra.
I calcoli sono tutt’altro che semplici, ma necessari se Conte alla fine dovesse decidere di passare per l’Aula. Per la fiducia è necessaria la metà più uno dei votanti mentre per lo scostamento di bilancio – oggi sul tavolo del Cdm – si deve invece superare quota 161 voti. A Palazzo Madama ci sono 8 gruppi per un totale di 321 senatori. Tra cui i 6 a vita, ovvero il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano e altri cinque di nomina presidenziale: Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre. Solitamente questi votano a favore del governo e della maggioranza, ma non tutti sono sempre presenti. Allo stato attuale, escludendo i 18 senatori di Italia viva, Conte può contare sull’appoggio certo dei gruppi di M5S (92), Pd (35) e Autonomie (9). In tutto 136 voti, cui aggiungere quelli provenienti dal gruppo Misto dove sono collocati 29 senatori. Tra questi, sicuramente a favore della maggioranza i 6 di Liberi e Uguali. Con questi si sale quindi a 142. Mancherebbero all’appello 19 voti per raggiungere il tetto dei 161 necessario per il via libera in Aula a tutta una serie di provvedimenti. Ecco quindi la ricerca dei ‘responsabili’ nei 23 rimasti del gruppo Misto, al cui interno trovano spazio ex M5S assieme a Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella, e Raffaele Fantetti, entrambi pro-Conte. Contro invece i 3 di +Europa e Azione di Carlo Calenda.
Anticipare con certezza il voto a favore della maggioranza da parte dei senatori del Misto non è comunque facile, anche perché solitamente scelgono di volta in volta a chi dare la propria preferenza. Difficilmente si spenderanno per Conte anche i 4 senatori che fanno capo all'Udc di Cesa e due senatori che si riconoscono in Cambiamo di Toti. Sul fronte del centrodestra poi i ranghi sembrano compatti, anche in Forza Italia (nonostante alcune possibili defezioni capeggiate da Brunetta). Gli azzurri di Berlusconi formano un gruppo con ben 54 senatori, a cui si aggiungono i 19 di Fratelli d’Italia, e ovviamente la truppa leghista (63) che manda un messaggio chiaro per bocca del capogruppo alla Camera, Molinari: "Ricordiamo che all'inizio di questa legislatura il presidente Mattarella non ha dato l'incarico al centrodestra, che era la coalizione che aveva vinto le elezioni anche senza avere i numeri in Parlamento, perché riteneva che non si potesse mettere in piedi una maggioranza raccogliticcia e senza dei gruppi parlamentari ben definiti. Bene, se questo valeva per Salvini e per il centrodestra, deve valere anche per Conte e per il centrosinistra".
Conte, Mattarella e quel precedente del 2010 che fa tremare Renzi