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Attacco al Congresso. In Italia non può succedere perché governa chi perde

Francesco Storace
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In fondo, in Italia le scene di Washington non le vedremo mai. Da noi è già tutto codificato: governa il Paese chi perde le elezioni. Lo scrutinio elettorale è sempre più un dettaglio. Lungi dal difendere le violenze che hanno invaso gli schermi di tutto il mondo, posata la polvere, una cosa va affermata. Ma davvero si poteva pensare che dopo tutto quello che si è detto sulle elezioni americane, non sarebbe accaduto nulla del genere? Quello che succede in America è determinato dalle gestione delle elezioni. E anche dalle nostre parti abbiamo dubitato non poche volte a proposito della correttezza degli scrutini.

Ma la più grande democrazia del mondo non può permettersi il lusso di accuse di brogli. Chi li ha sollevati, dalle elezioni a oggi, è stato additato come un pazzo. E l’accusa l’ha mossa chi non ha voluto procedere al controllo delle schede, chi ha svicolato in maniera invereconda ai dubbi sul responso del voto per via postale, chi ha rifiutato di approfondire che cosa ci fosse di vero sugli elettori morti dati per vivi alle urne. Tutto questo ha determinato una reazione fortissima. Spallucce di fronte alle proteste. 

Era scritto che sarebbe accaduto quel che abbiamo visto in diretta tv.

Ora è inutile piangere sul latte versato. È evidente che nel fuoco, i piromani di professione sono i più lesti a destreggiarsi. E quindi chi spara; chi circonda i poliziotti; chi occupa le sedi istituzionali prende il sopravvento. Ma non è meno colpevole chi ha sottovalutato la situazione.

Proprio chi ha a cuore la democrazia ha il dovere di interrogarsi se si poteva evitare la bufera di Capitol Hill. L’oltraggio al tempo è figlio dell’esasperazione di chi si è sentito defraudato. E vuoi o non vuoi, Donald Trump è rimasto clamorosamente popolare in larga parte del popolo americano. Si dice: ma ha perso. E proprio qui sta il tema: ne siamo sicuri?

 

La democrazia deve osservare regole precise anche nello scrutinio elettorale. Guai a pensare che si possa frodare la volontà popolare. La ricerca di impunità – soprattutto in un grande Paese che conta più di tutti gli altri nel mondo – non può passare. Ecco che cosa ha determinato la rabbia di ieri.

 

Difficile prevedere che altro possa succedere nelle prossime ore. Si avvicina anche il cambio della guardia alla Casa Bianca e a questo punto può accadere di tutto. Trump valuti bene le sue mosse, perché anche lui ha da mantenere una dimensione globale che non deve farsi sciupare da chi è a caccia di imprese «storiche». Ma non predichi alcunché chi – soprattutto in Italia – della volontà popolare se ne è abbondantemente fregato. Da noi il conflitto politico è da tempo che ignora i cittadini. Perché governa chi è sconfitto ripetutamente alle elezioni. E nessuno si azzardi a rimproverare i leader del centrodestra per le simpatie manifestate verso Trump. Perché in Italia non si è soffiato sulla tensione. Anche se a Palazzo hanno fatto di tutto per fare arrabbiare i cittadini dando vita al governo degli sconfitti. Almeno tacete, anziché aizzare i social.
 

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