Renzi vince se butta giù Conte
Come non dare ragione a Matteo Renzi quando dice: «Vi rendete conto che nel Recovery Plan per i giovani e l’occupazione, nei prossimi sei anni, ci sono meno risorse di quelle che sono previste per il solo 2021 per il cash-back? Davvero il futuro dei nostri giovani vale meno del futuro di una carta di credito?». E come non sottoscrivere le parole inviate da Italia viva al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri rimarcando: «In più di una circostanza il premier Giuseppe Conte richiama l’Italia come modello nella gestione del Coronavirus. Accade sin dall’introduzione come ad esempio alle pagine 4 e 5: secondo noi è un errore. Non siamo un modello, anzi!
Nella gestione dell’emergenza il nostro personale sanitario è stato eroico ma abbiamo numeri peggiori degli altri, siamo tra i peggiori al mondo per numero di morti nonostante un lockdown più duro degli altri con conseguenze economiche devastanti, la Germania ha nei primi due giorni vaccinato un numero di persone superiore di cinque volte ai nostri vaccinati: cosa ci fa pensare che possiamo ergerci a modelli per gli altri? Questa insistenza sul fatto che quello italiano è un modello seguito da tutti denota un approccio provinciale e funziona per sondaggi e talkshow ma purtroppo non corrisponde al vero».
Ho letto tutti e 62 i loro appunti alla bozza di Recovery Plan e salvo qualche eccezione qua a là sono azzeccati, e sicuramente meglio di quel documento governativo approdato in consiglio dei ministri.
Ne potrei citare altri, ma la sostanza è questa: sui contenuti Renzi ha ragione e l’impressione totalmente negativa su quella bozza di Recovery che vi abbiamo raccontato il primo giorno che l’abbiamo avuta in mano è più o meno coincidente. Un Paese a cui si mettono in mano 209 miliardi di euro non solo non può buttarli dalla finestra come stava facendo il governo Conte riempendosi la bocca di parole prive di qualsiasi contenuto reale come «green», «resilienza», «digitalizzazione» o «parità di genere», ma soprattutto non può dare a chi quei soldi ci presta l’impressione di assoluta sciatteria che stava offrendo Conte con la sua squadra. Se quel piano diventerà un pizzico più concreto, meno ideologico e almeno presentabile vorrà dire che non sarà stato inutile questo pressing di Italia viva dell’ultimo mese, anzi.
Già nella riscrittura che ha fatto Gualtieri qualche casella torna a posto in modo meno folle: arrivano ad esempio 15 miliardi di euro in più da dividere su sanità (che ne aveva solo 9 su 209) e infrastrutture, che sono il solo modo di affrontare il ciclo economico negativo che sta paralizzando l’Italia. E sono venuti meno un po’ di bonus a pioggia che sono invece il migliore modo di buttare via i soldi senza che questo sia davvero utile a nessuno. Faccio un esempio: gli italiani sarebbero vissuti benissimo quest’anno anche senza andare in monopattini, e se tutti i soldi buttati in quella cosa inutile fossero stati messi nel rafforzare il trasporto pubblico locale magari sarebbe stato possibile riaprire la scuola un po’ più in sicurezza di quanto non è avvenuto e non avverrà. Investire sulle infrastrutture di cui questo Paese è privo serve a dare posti di lavoro, magari riconvertendo in quel modo quelli che si perderanno in imprese che sono destinate a saltare dopo quest’anno di pandemia.
Quindi anche quel cambio di Gualtieri va nella direzione giusta, ma è insufficiente. E si capisce bene perché: nel dna di questo governo il lavoro non c’è, tanto è che il ministro del lavoro invece di favorire la creazione di nuovi posti sta insistendo per aggiungere un altro miliardo da buttare dalla finestra con l’abuso del reddito di cittadinanza che proprio gli ideologi del cashback stanno regalando pure alla manovalanza della criminalità organizzata che muovendosi sempre in nero ingrossava l’esercito degli evasori fiscali.
Fa bene dunque all’Italia il pressing di Renzi se qualcosina di queste follie riesce a riparare. Ma dopo? Che volete potrà accadere dopo? Lui incasserà queste modifiche che sono utili anche a tutti gli italiani, magari otterrà un pizzico di spazio in più nell’esecutivo, perfino la formazione di un terzo governo di Giuseppe Conte. Quindi non ci sarà alcun cambiamento di sostanza, perché puoi correggere svarioni e inserire qualcosina di intelligente qua e là, ma se non cambi il cervello di chi è alla guida e fa cose così, dal giorno dopo si ricomincia a seminare guai pavoneggiandosene pure come è avvenuto fin qui e in modo drammatico nell’ultimo anno. C’è una sola via di uscita: tirarli tutti giù e dare il comando a qualcun altro. Chiunque a questo punto può fare meglio di così.