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Il Renzi pensiero va in onda da Porro. Cosa dice in tv

Arnaldo Magro
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Se volete capire qualcosa in più sulle mosse di Italia Viva, basterebbe accendere la tivù. Vi imbattereste su un esponente di Iv un giorno sì e l’altro pure. A tutte le ore. Matteo Renzi va da Nicola Porro e l’evento di suo, è meritevole di nota. Ricorderete il giornalista accusare l’allora Presidente Renzi, della chiusura forzata del suo programma su Rai2. L’intervista è bella intensa e spedita, con Porro che incalza e Renzi che va come un treno. Sulla comunicazione a quelli del governo, portavoce compresi, potrebbe dispensare lezioni a parecchi. Questo pare netto. Dice che questo governo è immobile, inerme, incapace, che questi ministri non sono certo i migliori del mondo, come se due dicasteri non fossero in mano sua. Pare sottointeso che voglia un rimpasto. È nulla più.

Porro dà una anticipazione e lo chiama «ministro», lui sorride e promette che non farà mai il ministro con Conte. Del resto non ne ha bisogno, è il capo indiscusso di Italia Viva, non si muove una mosca senza il suo volere nel partito. Ora da senatore semplice sta inchiodando il governo da un mese a questa parte. Perché esporsi? In verità punta forte a Trasporti e Infrastrutture. Con i soldi del Recovery Fund potrebbero esserci fondi ingentissimi da gestire. Il nome più accreditato è quello di Rosato.

La chiusura è da ascoltare. Riassume il modus di vivere e intendere del senatore di Rignano. «La politica è compromesso, la vita tutta è un grande compromesso, anche in famiglia con tua moglie, hai dei compromessi da fare». Parla di compromessi intendendo probabilmente il concetto di mediazione. Quello gli italiani, dalla politica possono anche capirlo, in un periodo delicato magari. Dialogare ed eventualmente mediare. Il concetto di compromesso invece, suona come una spartizione di qualcosa. Di poltrone o incarichi ad esempio. E di spartizioni la gente pare stufa invece in questo momento. Un suicidio politico per chi lo mette in atto. Se non fosse così inteso, Italia Viva sarebbe al 40% come quattro anni fa e non al 3% dei sondaggi attuali.
 

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