L'Inno a Roma non piace a "Repubblica". Storace: FdI lo difenda
Il veleno corre su WhatsApp e tira in ballo Puccini. "Che problema ha Repubblica con l’Inno a Roma? Sole che sorgi, libero e giocondo, non si può più intonare? Una polemica incredibile montata nel nome dell’ossessione antifascista. Con Fratelli d’Italia che si adonta per l’accostamento alla musica di un Grande Italiano come Giacomo Puccini e alle parole di Fausto Salvatori", scrive Francesco Storace sul sito 7Colli. Il videdirettore de Il Tempo ripercorre le tappe della vicenda che investe un Inno che "è davvero un dono alla Nazione. E sono orgoglioso di averlo cantato per anni. Era il simbolo di una comunità".
Ma cos'è l'Inno per Roma e perché il quotidiano lo mette all'indice? "La composizione è del 1919 e da dove Repubblica tiri fuori l’accostamento con il fascismo è un mistero glorioso da spiegare. Poi, certo, è stato intonato per decenni fino a diventare l’inno con cui il Msi apriva i suoi comizi, a partire da quelli di Giorgio Almirante. Ora, in questi giorni, assieme agli auguri pare che l’Inno a Roma sia circolato su whatsapp in una chat di Fratelli d’Italia di Brescia, a corredo di un video sulle attività del partito della Meloni nella provincia. Repubblica lo ha 'denunciato' e subito il coordinatore locale del partito ha preso le distanze...", spiega Storace.
"È un’iniziativa personale di un singolo dal quale prendo le distanze anche per motivi di privacy e di autorizzazione per l’utilizzo del simbolo del partito”, dice alla stampa l'esponente di FdI Gianpietro Maffioni, "evidentemente impaurito", commenta Storace. Maffioni aggiunge: "Non c’è stata alcuna autorizzazione concessa per la realizzazione del video. In merito al brano utilizzato come colonna sonora ricordo che non è altro che un’opera di Puccini usata da Bocelli e Domingo”. "Quindi è stata sdoganata potremmo dire….", scrive il vicedirettore de Il Tempo. “Tuttavia ogni iniziativa ufficiale di Fratelli d’Italia, sia locale che nazionale, è sempre e solo accompagnata dall’Inno di Mameli", conclude l'esponente FdI con Storace che conclude: "Ma va? Un po’ di coraggio, su, che è uno degli inni più belli da cantare e per il quale la nostra gente si sarebbe fatta ammazzare. Ogni tanto bisogna essere consapevoli di una bella storia comune".