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Conte perde un milione di euro, Lamorgese è la più ricca

Fosca Bincher
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Giuseppe Conte nel giro di un anno è diventato sei volte più povero. Lo abbiamo appreso alla vigilia di Natale, quando il premier ha depositato in Senato la sua dichiarazione 2020 che indica un reddito complessivo di 205.048 euro contro quello dell’anno precedente di 1.207.391 euro: un milione in meno, mica bruscolini.

Per quanto assai ridotta rispetto al 2019 la cifra portata a casa dice che l’avvocato del popolo ha continuato anche ad incassare come avvocato privato di qualcun altro, perché il reddito è più del doppio di quello che gli spetterebbe da presidente del Consiglio, tanto più che lui se lo era ridotto (o almeno così aveva annunciato di fare) del 20% poco dopo essersi insediato a palazzo Chigi.

Per giustificare di fronte ai fan grillini che non amano i milionari la penultima dichiarazione dei redditi, Conte aveva spiegato che quell’incasso record era dovuto a vecchi clienti che dovevano da anni saldargli le parcelle presentate. Speravano evidentemente in uno sconto o in una perdita di memoria dell’avvocato non ancora prestato al popolo, ma quando lo hanno visto diventare l’uomo più potente di Italia, hanno pensato fosse più prudente saldare fino all’ultimo centesimo quanto dovuto.

Qualcun altro con il braccino più corto deve essersi preso tempo ancora per un anno, dicendo fra sé e sé «Quello non dura lì...», e visto l’errore deve avere riparato. Sui 205.048 euro dichiarati Conte paga 61.314 euro di tasse, che rappresentano il 29,9% di quanto dichiarato. Non è una grande aliquota fiscale, ma sul suo reddito scattano deduzioni piuttosto importanti, che lo riducono del 22,7%. Il premier ha diritto a una deduzione di 2.327 euro per l’abitazione principale, a cui aggiunge 44.247 euro di «oneri deducibili» che però non vengono specificati. La cifra è importante ed è probabilmente spiegabile con l’assegno di mantenimento all’ex coniuge, essendo il premier separato dall’ex moglie nonché madre di suo figlio Valentina Fico. Il reddito che resta tassabile è dunque di 158.474 euro annui, e il prelievo effettuato sale allora al 38,69%.

Non ci sono variazioni segnalate nella dichiarazione patrimoniale sulla consistenza dei beni mobili e immobili del premier. Che quindi possiede come nel 2018 una casa di proprietà acquistata nel centro di Roma - poco dietro Campo dei Fiori - dalla Michele Amari di Giuseppe Statuto, uno dei «furbetti del quartierino» delle scalate di metà anni duemila, poi finito nei guai con la giustizia come gli altri due soci Stefano Ricucci e Danilo Coppola.

Con i suoi 205 mila euro di dichiarato Conte si piazza al secondo posto quest’anno nella classifica dei redditi del Consiglio dei ministri. Lo batte infatti la titolare dell’Interno Luciana Lamorgese, che ha dichiarato nel 2020 la somma di 230.357 euro lordi. Nell’anno la ministra che prima era prefetto ha anche venduto una volta entrata nel governo il proprio portafoglio titoli e anche quello dei derivati che avrebbero potuto crearle qualche imbarazzo. Terzo posto in classifica per il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che ha dichiarato 132.800 euro. Tutti gli altri ministri hanno presentato dichiarazioni dei redditi che nel 2020 sono state o pochissimo al di sopra o pochissimo al di sotto dei 100 mila euro. Salvo Elena Bonetti (70.364 euro) e il più povero di tutti, il titolare ai rapporti con l’Europa e oggi regista del Recovery Fund, Vincenzo Amendola che aveva un reddito di 34.401 euro lordi.

Mancano però all’appello alcuni ministri ritardatari. E fra questi c’è quello che avrebbe dovuto presentare per primo istituzionalmente la sua dichiarazione dei redditi: il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Anche perché il suo modello 2019 era una barzelletta: 1.149 euro di reddito (non dichiarava infatti il vero reddito da europarlamentare in Italia). 
 

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