governo nel caos
Slittano ancora le nuove regole del Natale, italiani sempre più stufi
Stanno diventando una telenovela le ipotetiche ulteriori restrizioni che il governo dovrebbe autorizzare per le prossime festività natalizie. A ormai pochi giorni dall'ennesimo week end da bollino rosso per il rischio di assembramenti in strada, quello del 19 e 20 dicembre, dall'esecutivo non sono ancora arrivate indicazioni. Anzi, a quanto trapela il giorno delle decisioni non dovrebbe essere oggi e la comunicazione delle nuove regole potrebbe slittare a giovedì. Nel solco di un governo che ha abituato a scelte dell'ultimo momento (e talvolta anche piuttosto schizofreniche).
Al momento l'ipotesi più accreditata prevede che l'Italia intera possa diventare zona rossa (o arancione) nei giorni festivi e prefestivi per tutto il periodo natalizio. Questa decisione, stando a quanto fatto trapelare domenica sera sull'onda della polemica causata dalle foto di assembramenti nelle principali città italiane, sarebbe dovuta diventare ufficiale già il giorno dopo, lunedì. Poi, viste le divisioni nell'esecutivo tra "permissivisti" e "rigoristi", il premier Giuseppe Conte ha deciso di chiedere al Cts un elenco di misure adatte a contrastare il livello di contagio da coronavirus che in questo momento attanaglia il Paese. Oggi il Cts si è riunito e in serata la sua relazione dovrebbe essere consegnata all'esecutivo. Che poi dovrebbe recepire le decisioni degli scienziati che, però, per diventare ufficiali dovranno passare anche dal confronto tra il governo e le Regioni. In pratica, gli italiani non conosceranno il proprio destino fino a un attimo prima delle feste.
«Lockdown inevitabile per l’Italia dopo le decisioni assunte da Berlino e Londra? La mia opinione è chiara» ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza, «queste misure possono essere utili e ci possono aiutare, soprattutto nelle settimane delle vacanze di Natale, ad evitare che arrivi una terza ondata e una nuova recrudescenza». «Stiamo ragionando sulle due settimane delle vacanze di Natale - ha continuato - quello è il periodo più complicato. Il tasso di spostamenti e relazioni che le persone attivano si alza di molto e quindi è il momento in cui dobbiamo stare più attenti». «Dobbiamo capire se è opportuno e meno restringere. Io penso di sì. Ma la decisione non è solo mia» ha specificato il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. Aggiungendo che la decisione si baserà su dati oggettivi e auspicando «un sì collettivo senza discutere ulteriormente tra rigoristi e aperturisti».
Un appello all’unità, quello di Boccia, che sembra destinato a cadere nel vuoto. Che nella maggioranza ci siano sensibilità diverse è emerso plasticamente anche nel corso della riunione tra i capigruppo al Senato sulle deroghe da concedere ai piccoli centri rispetto al divieto di uscire dal Comune nei giorni principali delle feste. In particolare si sarebbero scontrati il capogruppo Pd, Andrea Marcucci, e il ministro Federico D’Incà. Il presidente dem avrebbe spinto per rivedere lo stop alla mobilità, mentre D’Incà ha difeso la linea prudente dell’esecutivo. Fatto sta che, al termine della riunione, mentre il Movimento 5 stelle ha manifestato la volontà di continuare a lavorare per una linea comune, il Pd al contrario ha presentato una mozione di partito per chiedere che sia consentito il 25 e il 26 dicembre agli abitanti dei Comuni sotto i diecimila abitanti di ricongiungersi per alcune ore con i propri cari. Mozione che sarà votata domani a Palazzo Madama ma che, in assenza di un accordo di maggioranza, è destinata a essere respinta.
Sul tema delle restrizioni si innesta inevitabilmente quello dei sostegni economici alle attività che dovessero essere danneggiate dalle chiusure. Lo ha ribadito la ministra per l’Agricoltura Teresa Bellanova invocato «ristori» che coprano il 100% delle perdite. Da questo punto di vista, il relatore del provvedimento al Senato, Vincenzo Presutto del M5s, ha già annunciato l’imminente arrivo di un decreto Ristori cinque. Se ne parlerà, in ogni caso, non prima di gennaio.