Per fare il vaccino ci vuole un fiore. L'ultima di Arcuri: la primula-gazebo
Per fare un fiore ci vuole un ramo, cantava Sergio Endrigo. Con Domenico Arcuri basta un vaccino. Ormai di fronte al Covid il cast di governo ha deciso che bisogna fare i simpatici con la comunicazione.
E nel magico mondo di Arcuri dopo i banchi a rotelle, si è deciso di ordinare quantitativi industriali di fiori per il vaccino. Hanno scelto la primula, che è emblema di giovinezza perché precoce, ma la trovata non sembra proprio di quelle benauguranti.
Anzi, a dirla tutta appare come l’ultima pagliacciata escogitata proprio da Arcuri, che pensa di potersi ribattezzare come novello figlio dei fiori. La solita presa per i fondelli, ad essere gentili.
«La primula sarà il simbolo della campagna di vaccinazione e un simbolo di rinascita. L’immagine fortissima di questi fiori che si stagliano nelle nostre piazze ci lascia ancora più convinti che la luce in fondo al tunnel comincia ad intravedersi», ha tenuto a dire proprio Arcuri nel presentare l’iniziativa. «Abbiamo chiesto a medici e infermieri di darci una mano andando a popolare queste primule che saranno nelle piazze dove tutti coloro che vogliono potranno andarsi a vaccinare. In questi mesi abbiamo dato grande prova di essere una comunità, auspico con tutta la mia forza che questa comunità possa ritrovarsi intorno a questo simbolo», ha concluso. Dimenticandosi di ricordare come ogni giorno dal suo governo piovano anatemi sui cittadini, considerati portatori sani della malattia…
Ma come funzionerà questa enorme campagna di vaccinazione, affiancata dalla campagna informativa per illustrare il piano? Arcuri lo ha spiegato assieme all’architetto Stefano Boeri. Per somministrare le dosi del vaccino agli italiani verranno isolati inizialmente 300 luoghi, poi nella fase di massa si arriverà a oltre 1.500 gazebo. Gazebo che, secondo il progetto di Boeri, saranno a forma di fiore, sostenibili e simboleggeranno – anche nei materiali con cui verranno costruiti – la rinascita del Paese, ha detto l’architetto. Il commissario Arcuri ha spiegato che stanno «elaborando un budget e anche la scheda del costo di realizzazione delle strutture. Pensiamo che ci saranno molte persone e molte aziende che svolgeranno questa funzione “pro bono” come ha fatto l’architetto Boeri. Molti ci regaleranno il frutto del loro ingegno affinché gli italiani si possano vaccinare».
Il tutto, senza sapere ancora con certezza se i vaccini prenotati dall’Italia arriveranno nelle date previste: si preferisce guardare più alla forma e non alla sostanza. In realtà, in un momento tanto drammatico non servono fiori ma finalmente serietà e rigore. Ci si dovrebbe preoccupare più ad organizzare bene l'operazione vaccinale anziché pensare ai fiori.
In tutta Italia ci sono milioni di persone che ancora non hanno potuto vaccinarsi neppure contro l'influenza stagionale e Arcuri pensa alla primula: ma potremo farcela mai?
Non sappiamo - ha notato Guido Crosetto - se esista una qualche altra nazione al Mondo nella quale hanno pensato a una «veste estetica» per somministrare il vaccino. Pare davvero surreale pensare a padiglioni costruiti per l’occasione con il logo disegnato da un’archistar.
In Italia sono morte oltre sessantamila persone, che meriterebbero più rispetto. E non fantasie.