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Mes, Borghi smaschera Gualtieri. L'accusa del leghista: via le deleghe

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"È una delle poche volte in cui la storia ci passa vicino. Il punto è quello che verrà approvato in consiglio europeo, non le parole vuote di Giuseppe Conte". Claudio Borghi della Lega smaschera l'0operato del governo e chiede il ritiro delle deleghe al ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri con un durissimo intervento andato in scena oggi alla Camera, dove il premier ha riferito sulla posizione italiana nell’imminente consiglio europeo sull ratifica della riforma del Mes.

 

"Spero che il presidente Sergio Mattarella mi ascolti", ha detto il leghista. Perché "c’è un punto che deve essere chiarito, se noi oggi siamo qui per decidere che mandato dare al Presidente, c’è qualcuno che in assenza di questo mandato è andato in Ue è ha già dato l’assenso per il nostro Paese. Ma è possibile che il ministro dell’Economia per una questione così importante e così grave se ne sia andato all’Eurogruppo a dare l’assenso dell’Italia a una riforma così importante come il Mes senza nessun tipo di mandato parlamentare? Se bisognasse provare a tornare negli alvei della normalità, le deleghe al ministro Gualtieri dovrebbero essere tolte immediatamente".

 

"Il 12 giugno 2019, due giorni prima dell’Eurogruppo cui partecipò Tria, il capo di gabinetto del presidente Conte, dottor Goracci, chiamò in tutta segretezza 4 persone: il deputato Garavaglia, il senatore Bagnai, il viceministro Castelli e un assistente di Fraccaro, a Palazzo Chigi in una stanza chiusa, intimando di non far foto e prendere appunti, facendo vedere il testo del nuovo trattato del Mes, peraltro in inglese". Così Borghi della Lega, nel corso del dibattito sulle comunicazioni del premier Giuseppe Conte. "Con questo bellissimo e trasparente sistema si doveva dare mandato per l’Eurogruppo del 14, con un ministro (Tria) che era refrattario a venire in Parlamento. E c’è da notare che nemmeno adesso nessun si alza qui per dire che non è vero, perché è così - spiega il leghista -. Il 14 giugno, purtroppo, nonostante il preciso mandato che fu dato all’allora ministro Tria, che adesso ha delle crisi di smemoratezza, di votare contro una cosa non nell’interesse dell’Italia, di bloccarla subito, il ministro non bloccò niente". "Io - racconta il deputato del Carroccio - ho qui sul mio telefono una serie di dialoghi con alti membri del M5S, che adesso vanno a votare questa manovra, all’epoca il commento era: ’Non sono mai stato incazzato e deluso in vita mia, contro il mio mandato il ministro non si è oppostò".

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