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Come e perché la Camera dirà sì alla riforma del Mes

Francesco Storace
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Si parla ovunque del Mes come se fosse la nazionale di calcio. Come se fosse il Covid. Tutti esperti, tutti allenatori tutti virologi tutti economisti.

Ma ci vuole anche qualche parlamentarologo, qualcuno che sia in grado di capire che cosa succederà.

Si fanno i conti sul dissenso nei gruppi parlamentari sulla riforma che per molti rappresenta l’antipasto da offrire alla Trojka.

Quanti ne mancheranno ai Cinque stelle? Quanti ne mancheranno a Forza Italia? Ce la farà, il fatidico 9 dicembre, il governo Conte a portare a casa il suo sì sottovoce ai partner europei?

Ma il problema non saranno i voti a favore, ma quanti parlamentari rimarranno lontano dall’aula. L’imboscata - a favore o contro i rispettivi schieramenti - sarà tutta lì.

Quanti deputati trascinerà fuori da Montecitorio Renato Brunetta per sabotare il no di Forza Italia e del centrodestra compatto?

Quanti onorevoli pentastellati eviteranno di farsi vedere per non provocare con il loro no la sconfitta di Conte e il rischio di elezioni anticipate e crisi familiare per il mutuo da pagare?

In fondo la sfida sarà tutta qui. La democrazia e la sovranità dell’Italia saranno decise da chi non vota in Parlamento.

Neoeuropeisti a Cinque stelle e azzurri più vicini a Conte che a Salvini determineranno da casa il futuro greco dell’Italia.

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