comitiva di politici
Volo Milano-Roma, il politico in aereo non cede il posto in prima fila
Certo che il mondo è proprio strano. Se pensate che gli accordi politici si facciano in transatlantico vi sbagliate di grosso. Fate un giro a Milano Linate il lunedì mattina. Intorno alle 9.30. Comincia una carrellata di parlamentari tutti pronti a chiacchierare fitti fitti. Se non li conoscete (perché sconosciuti), di certo li riconoscete facilmente dal portamento. Innanzitutto passano dal varco preferenziale. Loro non fanno la fila ai controlli come tutti. Neanche in tempo di Covid compilano l’autocertificazione. Tanto lo si sa che vanno a Roma per lavorare. Poi qualcuno ha un paio di uomini della scorta sempre appresso.
Fiano arriva intorno alle 9.25 e va al bar direttamente. Poi c’è Buffagni leggiadro che scalpita, quasi dovesse partire in gita coi compagni di classe, ride e scherza con tutti e si sistema continuamente il ciuffo. La Gelmini che cerca volti amici e lo trova in Maurizio Lupi. Ma la sapete la cosa più divertente qual è? Quando apre l’imbarco, loro non si mettono in coda. Aspettano che tutti i comuni mortali siano a bordo. Solo dopo entrano loro. Tanto loro hanno i posti davanti. Ed è li che ci viene da riflettere. Siccome le segreterie hanno il compito di prenotare i voli, la conditio è che il parlamentare abbia il posto davanti. C’è una gazzarra per accaparrarsi quelli in primissima. Quelli che poi si chiudono con la tendina per intenderci. Quelli che chiudono il mondo fuori. E gli altri però, che non vogliono essere da meno si piazzano nelle fila subito dietro.
Il protocollo cts prevede il distanziamento nei posti? Un posto sì ed uno no. Non ci hanno detto tutti e in tutti i modi di tenere le distanze? Ma loro, i nostri politici pur di non scalare di fila, accettano di restare attaccati uno al fianco dell’altro. 50 minuti di volo a 10 centimetri l’uno dall’altro. Come sardine. Altro che distanziamento. All’arrivo non aspettano neanche le comunicazioni e si alzano. Tutti contemporaneamente. Capita allora che il senatore Lupi si volti indietro e benedica gli astanti facendo il segno della croce. Ma non dovevano darci loro il buon esempio? Per la serie «meglio rischiare il virus piuttosto che la perdita del mio status».