i nodi

Natale e scuola, il governo non sa che fare: non c'è nessun accordo sul decreto

Natale e scuola: sono questi i nodi irrisolti in vista del nuovo Dpcm. Nel governo e nella maggioranza la trattativa prosegue senza soste, perché il tempo stringe e mercoledì prossimo scadranno i termini dell'ultimo decreto vergato dal premier, Giuseppe Conte, con le misure di contenimento del contagio da Coronavirus. Ad oggi ciò che appare più probabile è la conferma delle restrizioni, anche se l'orientamento potrebbe essere quello di concedere una 'tregua' durante il periodo clou delle festività, consentendo gli spostamenti tra una regione e l'altra almeno ai residenti. Mentre appare assodato il coprifuoco unico alle 22 su tutto il territorio italiano. Ma su questi punti la discussione è ancora aperta.

Così come ancora non c'è una quadra sull'altro, grande interrogativo: la scuola. Non è un mistero che la ministra, Lucia Azzolina, vorrebbe fare presto e riportare gli alunni subito in classe. Una volontà che si scontra con quella della maggioranza dei governatori, che spingono per il 7 gennaio come data per il ritorno tra i banchi. Come confermano le parole del presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ai microfoni del Tgr locale: "Penso si aprirà ai primi di gennaio, perché la quasi totalità delle regioni preferisce così". Di sicuro Luca Zaia per il suo Veneto: "Per noi resta sbagliato aprire le scuole il 9 dicembre, forse varrebbe la pena dire dall'8 gennaio e si lavora per bene per evitare i focolai".

  

Il governatore leghista, inoltre, definisce "cruciale" il prossimo Dpcm e per questo porterà le sue idee alle riunioni con il governo, già da lunedì prossimo: "Lo stato di polizia non serve, è inutile e insostenibile. Non possiamo rincorrere i cittadini per fare multe", sottolinea. Chiedendo anche di "investire su un progetto di coinvolgimento della popolazione". Scendendo verso Sud è ancora Vincenzo De Luca il protagonista: "Rinnoviamo la richiesta all'esecutivo di fare un'operazione trasparenza, rendendo pubblici, per tutte le regioni, i dati veri sulle terapie intensive realmente esistenti", dice il presidente della Campania, che resta zona Rossa. Chi rivede la 'luce' è invece la Lombardia, che passa al colore Arancione, sebbene "c'è ancora tanta strada da fare, manteniamo comportamenti prudenti", avverte Attilio Fontana.

Mood molto simile a quello della Liguria, che torna in area di rischio Gialla. Il governatore, Giovanni Toti, infatti, è categorico: "Questo non significa che la battaglia contro il virus sia finita". Ora, però, resta da portare avanti il dialogo con lo Stato centrale. Le buone intenzioni ci sono, ma anche se la curva dei contagi inizia a scendere, la strada è ancora lunga. E il tempo stringe.