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Il governo trema: "Sul Mes balliamo". La resa dei conti Pd-M5s è vicina

Nadia Pietrafitta
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«Sul Mes balliamo veramente». La consapevolezza, all’interno della squadra di governo, si fa sempre più solida con il passare delle ore. La data cerchiata in rosso sul calendario è quella del 9 dicembre, quando Giuseppe Conte riferirà alle Camere sul vertice europeo del giorno dopo. Nella risoluzione che accompagnerà le parole del premier e che sarà messa ai voti, la maggioranza «anche nel modo più soft possibile» dovrà dare mandato al presidente del Consiglio di dare a Bruxelles il benestare dell’Italia alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Di questo, almeno, sono convinti Pd, Iv e Leu. Il M5S, però, non arretra. «Non abbiamo i numeri - insistono i pentastellati - ci spaccheremmo e sarebbe la fine». Questa volta, però, gli alleati non intendono offrire exit strategy. Il pressing, l’accelerazione degli ultimi giorni, punta a «stanare» Conte: «È immobile, pensa agli sci, va in tv. Vuole sopravvivere, ma così noi non riusciamo a sostenerlo», lamenta un dirigente democratico. Troppi, per il Nazareno, i dossier bloccati. Ai Dem non sono piaciuti nemmeno i retroscena su un presunto gruppo di contiane in Senato: «Pensasse a fare il premier, non il leader di partito», è il refrain nei corridoi di palazzo Madama, dove - comunque - dei movimenti «responsabili» tra il gruppo misto e Fi si registrano eccome. In questo quadro si inserisce anche il discorso rimpasto. «Sarebbe utile alla Repubblica e rafforzerebbe Conte», dice Goffredo Bettini, ma il premier - nonostante si definisca «poco esperto» quando Pedro Sanchez, nel corso del vertice di Palma di Maiorca, gli chiede un consiglio sui Governi di coalizione - sa che è un capitolo che, una volta aperto, non si sa mai come si chiude. Eppure senza un cambio di passo, reale questa volta, Pd e Iv è lì che vogliono andare a parare, dopo la legge di Bilancio. In Parlamento il cammino è e resta accidentato. Lo dimostra il tentativo di «sgambetto» messo in atto dalla Lega, che prova a portare nell’aula del Senato le comunicazioni di Roberto Gualtieri sulla riforma del Mes. La maggioranza ha previsto che il passaggio del ministro dell’Economia avvenga di fronte alle commissioni Finanze e Affari europei, e porta a casa il risultato. «Se siete frantumati come maggioranza sul Mes abbiate il coraggio di dirlo. Non nascondetevi dietro la commissione», accusa Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio. La resa dei conti, però, è solo rimandata in vista del voto del 9 dicembre. Adesso a premere per i 36 miliardi c’è anche Roberto Speranza. 

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