il vertice
Dpcm, Natale col coprifuoco. La richiesta delle Regioni al governo: "Frontiere chiuse"
Si entra nel vivo delle misure che gli italiani dovranno seguire per questo Natale in era Covid-19. Il governo è al lavoro per il nuovo Dpcm, che entrerà in vigore il 4 dicembre, e già oggi c'è stato un confronto nella maggioranza e un tavolo con Regioni, Comuni e Provincie a cui hanno partecipato, oltre ai ministri, Boccia e Speranza, anche il commissario straordinario Domenico Arcuri e il capo della Protezione civile Angelo Borrelli.
Niente apertura degli impianti sciistici, numero ristretto di invitati per la cena di Natale e la notte di San Silvestro. E soprattutto nessuna deroga al coprifuoco per la Messa di mezzanotte della Vigilia. "Seguire la Messa e lo dico da cattolico due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia", rimarca Boccia in videoconferenza con i governatori. "Eresia è non accorgersi dei malati, delle difficoltà dei medici, della gente che soffre. Questa è eresia non facciamo i sepolcri imbiancati", tuona.
Insomma il coprifuoco non si discute, si potrà calibrare, magari permettere alle cenoni in famiglia di allungarsi al massimo fino alle 23. Tuttavia non si permetteranno assembramenti. Il ragionamento è collegato soprattutto all'altro appuntamento: quello della notte di San Silvestro. Spostare l'orario di circolazione a dopo mezzanotte la Vigilia di Natale e non farlo per il Capodanno sarebbe incomprensibile per gli italiani. "E' necessario fare ancora sacrifici. Non possiamo abbassare la guardia - avverte il premier Giuseppe Conte al Tg5 - Gli italiani sono consapevole che sarà un Natale diverso, altrimenti significherebbe esporci a una terza ondata". Per quanto riguarda invece il numero di ospiti attorno al tavolo delle festività, nell'esecutivo è ancora aperto il confronto. Per ora nessuna decisione è stata presa, ma circola la voce che la raccomandazione dovrebbe prevedere dai 6 agli 8 commensali.
Stop invece alla discussione sulla riapertura degli impianti invernali dedicati allo sci amatoriale. Il titolare degli affari regionali ha detto a chiare lettere che "riapriranno quando l'epidemia si sarà raffreddata, speriamo nel giro di un mese, un mese e mezzo" e ha rassicurato "i ristori saranno garantiti per tutte le attività che non potranno aprire. La sicurezza delle persone e la salute vengono prima di tutto".
Su questo fronte Conte sta lavorando affinché l'Europa adotti delle misure comuni, intanto si sta valutando di porre in quarantena obbligatoria di due settimane le persone che passano le vacanze in un paese estero. La questione resta spinosa, con i governatori che, già sul piede di guerra, hanno rilanciato chiedendo di valutare la chiusura delle frontiere in caso di divieto di riapertura degli impianti invernali.
L’attenzione ora passa sul monitoraggio settimanale di domani. Al momento, secondo quanto filtra dalle videoconferenze di oggi, il ministro Speranza ha annunciato che non ci dovrebbero essere "spostamenti peggiorativi" di fascia delle Regioni. Resta però il nodo Lombardia e Piemonte che nei giorni scorsi erano già proiettate in zona arancione e che invece potrebbero restare nella fascia di massima criticità. "La Lombardia è da due settimane pienamente nei parametri previsti per il passaggio in zona arancione - ha lamentato il governatore Fontana - Ho fatto presente al Governo che, così come si applicano automatismi in senso negativo, gli stessi devono essere attuati quando la situazione migliora". A spegnere le polemiche, lo stesso premier Conte: "Domani è una giornata importante. Mi aspetto un Rt nazionale all'1, sarebbe un un segnale importante, e che molte regioni che sono rosse diventino arancioni o gialle. Questo significherebbe misure meno restrittive per i cittadini".