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Regole fai da te, Conte e Grillo sono convinti di essere sopra gli altri

Francesco Storace
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La morale sotto i tacchi. Predicano quel che bisogna fare, salvo che loro ne debbono essere esenti. Nacquero piromani, moriranno pompieri. Gente come Giuseppe Conte e Beppe Grillo sono gli emblemi di una rivoluzione che finisce nella pretesa di impunità. Etica o penale, lì stiamo. La casta di quelli di adesso.

Entrambi rappresentano esattamente il contrario di quello che il popolo si sarebbe atteso da loro. È un po’ come la storia di Nicola Morra: poverino, non gli hanno spiegato che non fa più notizia un politico che va in galera. Ma fa molta rabbia chi infanga chi muore e chi è malato.

Così, il premier. Che ha la pretesa di fare come gli pare e si inquieta se glielo si fa notare. Come l’altra sera da Lilli Gruber. Quest’ultima ormai appartiene al mito: ha organizzato una specie di soccorso rosso per giustificare il presidente del Consiglio che tossiva in diretta televisiva. "Aveva le corde vocali affaticate". Porello. E in quale Dpcm c’è l’obbligo per il premier di andare in tv se sta malandato? Poi arriva Palazzo Chigi e ci fa scoprire che Conte soffre da anni proprio alle corde vocali. Ci dispiace, anche se lo ha nascosto bene da quando lo conosciamo e lo ascoltiamo nelle sue dirette Facebook. Ma in Italia non ci sono medici in grado di curarlo? Davvero dobbiamo arrivare a vedere lo spettacolo di chi tossisce in quella maniera in tv anziché rinunciare alla comparsata?

Questa roba della tosse di Conte è esattamente un segno di arroganza. Lo ricorda il premier di aver imposto ai nostri figli della primaria di dover indossare la mascherina in classe fino a che non tornano a casa? Oppure soffre anche di vuoti di memoria? Lui invece, può mostrarsi senza protezione – anche se nei telegiornali vediamo i giornalisti imbavagliati – e persino tossire? Starnuti, tosse, naso che cola, e noi che lo vediamo chiusi in casa perché dobbiamo rientrare in tempo entro le 22..

Ci hanno spiegato le regole che loro stessi non rispettano. Per la febbriciattola di Matteo Salvini a Formello scatenarono un putiferio, ma il premier – al contrario dei comuni mortali – può stare in un ambiente chiuso senza mascherina; può manifestare sintomatologie come la tosse senza che nessuno chieda se non sia il caso di riguardarsi in diretta tv; oppure portarsi la mano alla bocca. Non si doveva tossire nel gomito? Gli spot del ministero della Salute non li guardava il premier?

Poi, c’è l’altro con la pretesa di non essere disturbato, il molto poco elevato Beppe Grillo. Ma veramente ci volete far credere che debba passarla liscia per la storia brutta del figlio? Anche qui, i predicatori stanno in silenzio, mentre vomitavano parole incredibile per un passaggio a bordo di una moto d’acqua della polizia al figlio dello stesso Salvini. No, qua si parla di stupro di gruppo, che è qualcosa di abominevole, con tanto di esposizione degli organi genitali a mo’ di trionfo. Ci fosse un giornalista ad inseguire quello che era un comico che non ha saputo spiegare al suo bimbo come si campa a questo mondo. Quanti sospetti su quel governo col Pd, caro Grillo, nato in coincidenza con accuse terribili e sicuramente fasulle. Ma la rabbia prende la testa nel vedere silenti i suoi scherani, non c’è un solo militante – figurarsi deputati o senatori alle prese con il mutuo – a spiaccicare una parola su una vicenda che nessuno si può permettere di coprire. Pubblicare le sole notizie giudiziarie non significa parlarne. Perché la notizia sono i silenzi politici.

Dove sta nascosta Laura Boldrini? Dove si è rintanata Alessia Morani? Certo, è più comodo attaccare Vittorio Feltri per aver detto che è sconveniente andare a casa di un drogato che Beppe Grillo, che lo stupratore lo ha cresciuto in casa. Se parlano le pasionarie rosse, viene giù il governo. Oggi è la giornata contro la violenza alle donne, ma le seggiole governative o parlamentari sono più importanti dei valori che dicono di professare. Sì, ci vorrebbe proprio una legge. Con le facce degli ipocriti che parlano solo dei difetti altrui e dimenticano i vizi della casa propria.

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