Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Ora Ricciardi la smetta di fare la solita confusione

Francesco Storace
  • a
  • a
  • a

Pietà. Pietà per chi sta in casa perché gli hanno «consigliato» di non muoversi. Pietà perché è costretto a guardare la televisione e inevitabilmente – non c’è altro – le trasmissioni dove si esibiscono gli scienziati.

Siamo avvolti da una girandola di informazioni che non ci danno respiro. Ci eravamo fermati alla classifica Rt, quella relativa all’indice di trasmissibilità del Covid ed è venuta meno anche questa certezza. Si è affacciato al piccolo schermo, nel programma di Lucia Annunziata, il prof. Giorgio Parisi. È il presidente dell’Accademia dei Lincei. E ha detto che «l’Rt così non è affidabile, capisco le difficoltà di fare delle stime, ma il calcolo dell’Rt dovrebbe rintracciare le persone che si sono ammalate e capire quando si sono ammalate». Dov’è il telecomando? 

Perché più ci si sforza di leggere positivamente i dati più arrivano le legnate degli esperti: siccome in tutta Italia si commentano favorevolmente i dati sul fattore di riproduzione Rt sceso da 1,72 a 1,43, arriva puntuale il contr’ordine: il calcolo in queste ultime settimane – ci dicono - è diventato sempre più inaffidabile e la discesa dell’Rt stimato è completamente irrilevante. E allora che ce lo segnalate a fare? Poi, appare di nuovo lui, il santo protettore della sfiga, al secolo Walter Ricciardi, catastrofista di fiducia del ministro Speranza. Anche lui immancabilmente in tv, è andato dalla Merlino a bollare quei medici che hanno «la cultura epidemiologica di uno steward dell’Alitalia». Con quale delle due categorie ce l’avrà stavolta? È lui a stabilire chi può parlare. E infatti si dice straordinariamente «d’accordo con gli scienziati che studiano e che parlano soltanto di cose di cui sanno». Agli altri fa un esame con esito negativo: bocciati inesorabilmente davanti alla sua cattedra.

Uno buono: il prof. Galli del Sacco di Milano, quello che odia il Natale. E ovviamente Ricciardi afferma di non essere stato mai «in disaccordo con lui perché lui parla soltanto delle cose che sa e che studia». Chi non la pensa come Galli, evidentemente, deve essersi formato in chissà quale caverna. Ricciardi è da settimane che propaganda la necessità di agire per lockdown, sia esso nazionale che locale a partire da Napoli e Milano. Siccome non riesce a convincere chi deve decidere se la prende con gli «outsider che per una serie di motivi parlano di cose che non sanno, sono soprattutto clinici». Ma i nomi, per ora, non li fa. «Quando una parla come una sibilla dicendo che la situazione reale è quella che vede lui, allora commette un errore. In quel momento quel medico col camice bianco ha la cultura epidemiologica di uno steward dell’Alitalia. Con tutto il rispetto, mai chiederemmo ad uno steward quali misure vanno prese in una pandemia. Ad un medico lo chiediamo, perché pensiamo che quel camice bianco lo abiliti a parlare di sanità pubblica». E dice queste cose con l’aria di chi sta svelando una verità rivoluzionaria. Ma non si chiede mai – e soprattutto non lo spiega se non con la consueta avventatezza - perché i pareri sono così difformi tra scienziati che pure non sono gli ultimi arrivati.

Deve essere una moda quella di bacchettare gli altri. Ma così non si aiuta la pubblica opinione a fidarsi di chi sta ascoltando. E il consigliere del ministro della Salute – qual è appunto Ricciardi – dovrebbe essere il più prudente di tutti prima di sparare sentenze su quelli che in fondo dovrebbero essere suoi colleghi.

Dai blog