sul piede di guerra
Coronavirus, esplode la rabbia delle Regioni contro il Governo: adesso sono tutte nere
Le regioni sono nere. Più che gialle, arancioni o rosse. Incavolate nere. Alla vigilia dell'entrata in vigore delle nuove ordinanze del ministro della Salute, i governatori colpiti dalle restrizioni imposte dal governo sono un fiume in piena. Non c'è solo Vincenzo De Luca ad alzare i toni, addirittura chiedendo che il governo vada a casa, o il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, a urlare quanto sia "ingiusto" che la sua città sia finita nella black list nonostante la curva dei contagi non sia fuori controllo. La rabbia di Massimiliano Fedriga, infatti, preannuncia un braccio di ferro tra istituzioni che rischia di rendere l'emergenza ancora più complicata. Il governatore del Friuli Venezia Giulia non se lo aspettava di finire in area 'Arancione', così in un punto stampa annuncia: "Ritiro l'ordinanza 41, perché va bene tutto, ma serve una leale collaborazione istituzionale".
La delusione si taglia con il coltello. "Ho sollecitato più volte il Governo di andare a chiedere un approfondimento al Cts o al gruppo lavoro, la risposta è che si deve rispettare il Dpcm. Ma così non può funzionare", dice con tono decisamente irritato l'esponente della Lega. "Manderò una lettera alla Conferenza delle Regioni - spiega - per chiedere una riunione urgente, perché non possiamo andare avanti così". La sua riflessione è chiara, così come l'obiettivo, ovvero i criteri per la scelta della collocazione nelle aree di rischio: "Se la politica dello zero virgola decide la vita della gente, siamo finiti".
Che la situazione sia potenzialmente esplosiva lo si intuisce se anche un personaggio mite, come Eugenio Giani, entra nel dibattito a gamba tesa. Se per Fedriga ci può anche stare una strategia legata all'appartenenza alla Lega e al centrodestra, principale opposizione della coalizione di governo a livello nazionale, sul presidente della Regione Toscana, espressione del Partito democratico, non ci possono essere congetture. "Sono amareggiato per la decisione di includerci nella zona Rossa", dice senza usare troppi giri di parole. Perché, spiega Giani, "sono stati presi a riferimento dati fra il 2 e l'8 novembre, momento in cui il virus stava effettivamente crescendo, ma questa settimana il tasso di contagio era sceso. In pochi giorni avevamo fatto molto". Una posizione corroborata dalla presa di posizione del sindaco di Firenze, il dem Dario Nardella: "Al governo chiediamo quanta più trasparenza possibile, ho sempre difeso il meccanismo dei colori e degli automatismi, ma è importante che i cittadini sappiano".
Restando nel centro Italia, anche le Marche rientrano nella lista delle aree comprese nella nuova ordinanza, finendo nella zona 'Arancione'. Una scelta che ha fatto storcere il naso anche alla vice ministra dello Sviluppo economico, Alessia Morani (Pd), che ritiene "necessario qualche chiarimento su come vengono prese queste decisioni, perché nessuno possa dire che non c'è condivisione o trasparenza". Per dei territori che subiscono restrizioni, ce ne sono altri che corrono ai ripari per evitarle. Come il Veneto di Luca Zaia: "Siamo in zona gialla plus, dietro l'angolo c'è sempre la zona arancione, se non anche quella rossa. Non abbassiamo la guardia". Perché la penna di Roberto Speranza è sempre pronta.