Parla Goffredo Bettini: "Cittadini attenti, rischiamo la catastrofe"
Quando parla Goffredo Bettini non è mai deludente nei contenuti, anche quando non li si condivide, e lo si ascolta volentieri. Capo storico del Pd senza bisogno di ruoli formali, se dice una cosa non va mai sottovalutata. Quando la scrive ancora di più, perché è frutto di una riflessione destinata a non lasciare nulla al caso.
Lo intervistiamo per Il Tempo perché non passa inosservata la sua risposta ad un post decisamente netto di Matteo Orfini, della minoranza del Partito democratico. Bettini scrive quel che pensano molti italiani: «Anche io penso che questo stillicidio di misure sta diventando una catastrofe». Se lo dice un cittadino comune, è il pensiero che corre di casa in casa, di città in città. Detto da lui è una cannonata, anche se vorrebbe ridimensionarne il clamore.
Nel suo post, Orfini aveva espresso un concetto molto forte: «Una cosa davvero non si può fare e soprattutto non la può fare un grande partito popolare: dare la colpa al popolo quando le cose non vanno bene».
Una mattonata, quella di Orfini, destinata a fare frastuono a giudicare dalla valanga di commenti e like.
Bettini è più prudente, ma anche lui vuole più nettezza. «È vero non bisogna prendersela con i cittadini, anche se è auspicabile più responsabilità nei comportamenti da parte di ciascuno».
Ne ha anche per il mondo della scienza, che «non può disorientarci di fronte al dramma che viviamo». «Si parlino tra di loro, in maniera appartata e non sui media».
In fondo possono discutere anche loro.
«Certo, e ne ho scritto anche su Tpi. È naturale che sul piano scientifico ci siano opinioni diverse. Un po’ meno che esse si divarichino fino a diventare opposte».
Chiudiamo la bocca ai medici?
«Ma chi lo dice... La ricerca, il confronto e la difesa delle proprie opinioni vadano avanti. Ma in una sede comune più appartata, nella quale gli esperti possano scambiarsi i dati e si possano proporre ai cittadini le soluzioni maggiormente condivise».
È anche vero che la confusione è generale, però.
«Certo, basta guardare le differenze tra quel mondo asiatico che gestisce con disciplina la fase della pandemia, e un Occidente che sembra allo sbando».
I soliti comunisti?
«No, dai – sorride Bettini - non bisogna buttarla in politica, semplicemente le società più coese sanno offrire risposte più efficaci».
Comunque è in Italia che viviamo e cittadini sono esasperati.
«Sì, il popolo è stanco, però bisogna riconoscere che dopo una prima fase di disorientamento ora si sta per arrivare ad un approdo più chiaro. La prima fase della pandemia è stata affrontata con efficacia. Ora i cittadini, oltre alla paura, provano una certa sfiducia. Occorre evitare decisioni frettolose, diamo il tempo alle misure adottate di produrre i loro effetti. Se non saranno positivi, bisognerà di nuovo intervenire. Con le vite umane non si scherza».
Perché, che cosa c’è da aspettarsi dalla divisione dell’Italia in tre fasce a colori?
«La speranza è quella di riuscire a stroncare il virus, ovviamente. E va sostenuto chi sta pagando economicamente un prezzo troppo alto. Bisogna fare entrambe le cose», è l’invito di Bettini al governo.
È evidente la preoccupazione anche per le prossime festività.
«Non mi nascondo dietro le parole. È chiaro che se a Natale sarà tutto chiuso, sarà un disastro. È meglio intervenire prima. Altrimenti anche la possibile terza ondata sarebbe catastrofica, a gennaio, perché coinciderebbe con l’influenza stagionale».
Si parla di freddezza di rapporti con Zingaretti.
«Meno male. Almeno qualcuno si convincerà che siamo due persone autonome».
Quando va al governo Zingaretti? E con quale ruolo?
«Che debba andare al Governo lo dice Lei. Scelga Lei anche il ruolo. La questione che abbiamo chiesto al Governo è una maggiore unità nella maggioranza. Il tavolo politico che Conte ha aperto è un buon inizio».
Cosa manca a Conte in questa fase?
«Conte, per me, è la sola possibilità di Governo che l’Italia ha. Ha fatto tanto. L’assillo che mi tormenta sono le difficoltà del funzionamento dell’insieme dello Stato. Passa troppo tempo tra le decisioni politiche e i loro effetti concreti nel popolo».
Il Premier non gioca troppo a fare il duro con l’opposizione anziché dialogare in maniera concreta?
«Non solo ritengo che le opposizioni vadano coinvolte nel modo più ampio. Dispiacciono le risposte negative ad ogni iniziativa che giungono da chi governa il Paese. Ma non dispero. C’è una parte dell’opposizione di stampo liberaldemocratico, da Berlusconi a Calenda, che potrebbe dare una mano nei passaggi più difficili delle prossime settimane. Almeno ci spero. E in questo senso è di grande rilevanza la proposta avanzata da Forza Italia sulla legge di bilancio».
Il Recovery Fund sta diventando un sogno inafferrabile?
«Siamo nei tempi che ci ha dettato l’Europa. Occorre selezionare i progetti in campo attorno ad alcune priorità, quelle indicate dall’UE, senza disperderli in mille rivoli. Le risorse sono afferrabili, dipende molto da noi e da tutto il Parlamento italiano»