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Con il caso Calabria il governo finisce in zona rossa

Francesco Storace
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Chissà com’è la faccia di Jole Santelli, lassù. Osserverà incredula quella Calabria tenacemente conquistata prima di salire in cielo, e che ora è stata volutamente riverniciata di rosso dallo Stato. Quella maledizione targata Covid è stata aggravata da comportamenti irresponsabili che hanno reso la regione ostaggio delle varie follie istituzionali. Nulla è normale, tutto è grottesco, in questa incredibile storia di sanità più romana che calabrese.

Il pasticcio, per una volta, non è colpa dei soliti meridionali, ma di chi ha colpevolmente sottovalutato gli allarmi.

Ci sono varie cose gravi nell’affaire Cotticelli, il commissario per la sanità calabrese nominato due anni fa dal Conte 1 e confermato dal Conte 2 e licenziato dopo pochi giorni.

Saverio Cotticelli, che nell’Arma dei Carabinieri aveva ben figurato, era stato gettato nella mischia come soluzione di legalità, diceva Giulia Grillo, che come ministro della Salute di allora ne propose al Consiglio dei ministri la nomina assieme al titolare dell’economia Tria.

L’altra sera il patatrac: il commissario va in televisione – nella trasmissione «Titolo V» – e se ne esce con un malandato «non ne so nulla» sul piano Covid.

Cioè la priorità che ha determinato persino la proclamazione – con proroga – dello stato d’emergenza, ignorata dal commissario nominato dal governo.

 

Sbotta l’ex ministra Grillo. Tenta di coinvolgere la Lega sulla nomina, ma poi le va male, perché ammette che il controllo sull’operato spettava a lei. E poi a Speranza. Che però in tre mesi non ha trovato un secondo per spiegare a Cotticelli chi si dovesse occupare di Covid in Calabria. Già, il generale aveva scritto al ministro in carica...

Giuseppe Conte si adira e caccia il reprobo via twitter. Il premier sembrava Trump ieri mattina, ma ha vinto Biden... E si è beccato pure la rampogna pubblica di Carlo Calenda: «Presidente Conte, questo è un tweet furbo ma poco serio. Il Commissario l’ha nominato Lei. Verificarne il lavoro spettava al suo Governo. Fare finta di nulla equivale al tentativo di prendere in giro gli italiani. Purtroppo questo suo tratto caratteriale sta sempre più emergendo». Anche perché ci chiediamo se Conte si sarebbe mai accorto di quel che succede in Calabria senza l’intervista tv.

Perché solo pochissimi giorni fa, i primissimi di novembre, il governo aveva confermato Cotticelli nel suo incarico. E a Palazzo Chigi la Lega non c’è da tempo.

Il ministro Roberto Speranza non fiata se non per negare la rinomina. Sarà stato lo Spirito Santo. E sarebbe da chiedergli se è vero – come ha rivelato l’eurodeputato leghista calabrese Vincenzo Sofo – che a metà ottobre ha persino ignorato le dimissioni presentate da Cotticelli il quale dichiarava di non voler essere usato come capro espiatorio.

Intanto, il commissario si dimette e il successore è stato designato in tarda serata: è Giuseppe Zuccatelli, positivo al Covid dallo scorso 29 ottobre...

In compenso questo casino di governo ha provocato per la Calabria il bollino di Regione rossa. E poi dicono che alla sanità deve tornare a pensarci lo Stato.

Povera l’anima di Jole Santelli, che, un paio di mesi prima di morire, il 15 settembre aveva scritto a Conte: «È necessario che i calabresi sappiano che il governo si sta assumendo tutta le responsabilità della gestione sanitaria del Covid in Calabria e che la Regione è stata totalmente esautorata. Mi spiace dopo mesi di leale collaborazione, ne prendo semplicemente atto». Purtroppo Jole non ha avuto il tempo di leggere una risposta mai avvenuta, perché c’è stato il licenziamento del commissario.

Ma stavolta in zona rossa c’è finito il governo Conte.

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