Uno scatto di serietà
Servono molti più soldi, fate saltare il cuneo fiscale
E' arrivato anche il secondo decreto sui cosiddetti ristori che dovrebbe indennizzare forfettariamente le attività che vengono ulteriormente chiuse nelle zone rosse e arancioni di Italia. E' necessario, ma ovviamente non basta come una goccia nel mare era stato anche il primo decreto “ristori” ai ristoranti. Non è un vero indennizzo dare a un bar o a un pub 2 mila euro, anche se sono il doppio dei mille della primavera scorsa, né offrirne a una pizzeria o a una trattoria 5 mila, perché la loro perdita di fatturato è sicuramente molto, ma molto superiore.
Meglio questi di nulla, ma è chiaro che bisogna pensare ad altro e che servono ancora molti soldi da qui ai prossimi mesi. Tutti ci auguriamo che queste chiusure tanto contestate e spesso poco comprensibili non proseguano oltre alla loro scadenza oggi prevista per il 3 dicembre. Ma il rischio che questa sia una illusione è assai alto. Ed altrettanto probabile che se mai si torni alla libertà per le feste di Natale grazie a un virus messo nell'angolo, nei primi mesi del 2021 gli esperti danno per scontata una nuova fiammata, la terza ondata in grado di proseguire come è successo quest'anno fino alla primavera inoltrata.
Saranno necessari quindi altri elicotteri monetari per tamponare le perdite che molte aziende familiari, piccole e medie subiranno soprattutto per consentire la loro sopravvivenza e quella del sistema Italia. Ma soldi in vista non ce ne sono. Non si possono nutrire grandi speranze sulle somme promesse per il Next generation Ue (l'ex Recovery Fund) che saranno a disposizione troppo tardi per questo. Forse bisognerebbe ridefinirne pure la filosofia troppo ottimistica con cui l'Europa le aveva ipotizzate: qui non c'è da costruire il futuro delle prossime generazioni con bei progetti di un mondo ecologico e profumato, ma da consentire una prossima generazione non facendo fallire quella che c'è oggi. Servono cerotti anti-emorragia, non i bei sogni delle Grete di turno sposati dall'Unione europea. Per come sono stati ideati quei fondi non potranno se non in piccolissima parte essere utilizzati per ristori e risarcimenti, ma per investimenti che non saranno la principale emergenza dell'anno 2021.
C'è una finestra ancora aperta per mettere da parte le risorse che potrebbero servire a compensare le chiusure: la legge di bilancio 2021. Il governo di Giuseppe Conte è in grandissimo ritardo, perché avrebbe dovuto approdare alle Camere alla fine del mese di ottobre e invece è stata solo esaminata da un consiglio dei ministri “salvo intese” e lì tornerà la prossima settimana per l'approvazione vera e propria. Non ne è circolata finora alcuna bozza, tanto da pensare che il testo non sia ancora stato scritto, ed è una fortuna. Perché può essere ancora smontata. Sull'anno prossimo ad esempio ci sono 5 miliardi destinati secondo gli annunci del governo alla riduzione del cuneo fiscale. Che volete ridurre se non c'è un posto di lavoro sicuro? E' l'occasione buona per dire che il 2021 non è l'anno giusto per riduzione delle tasse e sconti fiscali generali. Si può benissimo rinviare all'anno successivo e mettere da parte quei 5 miliardi per la cassetta del pronto intervento. Magari si può anche congelare quota 100, che costa tanto ed è utilizzata da pochi italiani perché è più urgente altro. E i contributi a pioggia che sempre per un pizzico di populismo e per esigenze elettorali si infilano in quella che un tempo si chiamava legge finanziaria? Bisogna mozzare le mani seguendo la legge islamica al primo cui venisse il ghiribizzo di infilare un articolo omnibus di questo tipo nel bilancio. I soldi devono servire solo per questo e per non farci trovare impreparati con la rete ospedaliera anche una terza volta come sta drammaticamente accadendo ora nonostante i lunghi mesi in cui si poteva fare tutto quel che invece è mancato. Davanti il tempo è molto più ristretto questa volta, e bisogna iniziare ora. Non buttate via i pochi soldi che ci sono per grattare la pancia a chicchessia. Sarebbe una colpa grave, questa volta imperdonabile.