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Coronavirus, la Calabria zona rossa fa ricorso. Il governatore Spirlì: "Impugneremo l'ordinanza"

In Calabria 'vedono rosso'. Il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, ha annunciato che impugnerà l'ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, che inserisce la sua regione tra le 'zone rosse'. La Regione, infatti, è stata catalogata (come Lombardia, Piemonte e Valle D'aosta) tra le aree a rischio massimo per la diffusione del coronavirus, come previsto dall'ultimo Dpcm del 3 novembre, che divide l'Italia in tre zone (gialle, arancioni e rosse) in base ai contagi e alla situazione sanitaria. Da domani, dunque, sul territorio calabrese scatteranno le misure restrittive simili a quelle del 'lockdown' di marzo.

"Questa regione non merita un isolamento che rischia di esserle fatale e annichilirla", ha dichiarato Spirlì che, annunciando la volontà di fare ricorso, ha poi aggiunto: "Non capisco la volontà, evidentemente preconcetta, di 'chiudere' una regione i cui dati epidemiologici non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura. Altre regioni, con dati peggiori dei nostri - ha continuato il presidente facente funzione - non sono state inserite neanche nella zona arancione. Non si comprendono, perciò, i criteri scientifici in base ai quali l'Esecutivo ha deciso la 'vita' o la 'morte' di un territorio"

  

La decisione di inserire una regione tra le 'zone rosse' è presa in base a 21 parametri sanitari e strutturali individuati dal Governo e dal Comitato tecnico scientifico. La Calabria, perciò, non è stata inserita nelle 'aree a rischio' per il numero di positivi (abbastanza basso anche se l'indice Rt è sopra 1,5) ma per le difficoltà della sanità calabrese, sotto pressione, e del tracciamento dei contatti dei positivi. "Nessuno nega le ataviche difficoltà del nostro sistema sanitario - ha ammesso Spirlì - ma in queste settimane la Regione è riuscita a limitare i danni e a tenere la curva epidemiologica sotto controllo. I dati ufficiali lo confermano: i posti in terapia intensiva sono al 6%, la soglia che dovrebbe far scattare la chiusura è del 30%".

Tuttavia, secondo le previsioni degli esperti del Governo, che tengono conto di diversi fattori (come il numero di posti letto nei reparti di pneumologia e malattie infettive e la carenza di personale), se non si interviene i numeri sono destinati a crescere in modo esponenziale e ad andare fuori controllo molto presto. Come se non bastasse, nel Consiglio dei ministri di ieri è stato confermato il commissariamento della sanità calabrese. Pur avendo dato la massima disponibilità a lavorare insieme al commissario, il generale Cotticelli, Spirlì resta convinto delle sue ragioni e ritiene "piuttosto arduo comprendere le ragioni che sorreggono l'ordinanza ministeriale".