nel caos
Conte rischia il (suo) lockdown: governo sempre più in bilico
Il lockdown per tutti gli italiani potrebbe cominciare tra pochi giorni, quello del premier Giuseppe Conte, invece, è già in corso. Sono lontani i tempi in cui l’«avvocato del popolo» macinava consensi e si guadagnava la stima anche di quelli che avevano storto il naso al primo premier sostenuto da due maggioranze di segno opposto. La prima ondata del Coronavirus ha avuto l’effetto di ricompattare una maggioranza eterogenea e unita soltanto dalla necessità di evitare le elezioni e una vittoria scontata del centrodestra. Così l’attenzione si è concentrata inevitabilmente sul premier, è sfumata l’opposizione di Matteo Renzi (la prima spina nel fianco di Conte) e le rivendicazioni del centrodestra sono rimaste sullo sfondo. Il resto l’ha fatto il presidente del Consiglio, che con l'approccio mite, il piglio decisionista e la sua (apparente) apertura al dialogo ha conquistato la vetta del gradimento degli italiani.
Nella seconda ondata del virus le cose sono cambiate. Conte lo sa e anche per questo sta cercando di evitare un’altra chiusura totale del Paese. Le mancanze del governo stanno venendo a galla, la sottovalutazione, soprattutto nei mesi estivi, degli effetti della pandemia è sotto gli occhi di tutti, le promesse mancate non ricevono spiegazioni. I nuovi posti nelle terapie intensive che erano programmati non sono stati ancora realizzati, il personale sanitario non è abbastanza, aumentano gli allarmi sui rischi che corre il Paese nonostante i sacrifici fatti e pure le attese per cassaintegrazione e contributi, altro che «ristori». La strategia del premier scricchiola di fronte alla situazione sempre più complicata che viviamo.
Sul piano politico le cose non vanno meglio per il governo. La maggioranza ha ricominciato a essere litigiosa, Palazzo Chigi è diventato un ring: il ministro Franceschini contro il ministro Spadafora, la ministra Azzolina contro la ministra De Micheli, le critiche sempre più aspre dei renziani. Anche il Pd, che nelle ultime settimane ha cercato di tenere l’esecutivo in equilibrio, s’è sfaldato e il segretario Nicola Zingaretti deve fronteggiare l’insofferenza sempre più forte dei suoi dirigenti: la richiesta del capogruppo al Senato Marcucci di una verifica politica è soltanto l’ultimo segnale di un contesto esplosivo. Poi ci sono i 5 Stelle. Beppe Grillo continua a pensare che l’unica via d’uscita per il MoVimento sia un’alleanza stabile con il Pd e un ruolo primario per Conte ma in quello che una volta gli attivisti chiamavano «non partito» il comico genovese non è più considerato il «garante».
La seconda ondata del virus rischia di travolgere, dunque, governo e maggioranza. Ma soprattutto Conte, che comincia a perdere pure il consenso degli italiani. Per la prima volta, secondo il sondaggio pubblicato da Repubblica due giorni fa, non è più solo in vetta: i cittadini puntano sul presidente del Veneto Luca Zaia (e una parte anche sull’ex presidente della Bce Mario Draghi). Sono ancora peggio i dati diffusi ieri dal Corriere della Sera: il premier ha perso sette punti di gradimento in un mese. A settembre era al 65%, ora è scivolato al 58. Numeri amari anche per il governo, che cala dal 62% al 55. Aumenta, invece, il consenso per il centrodestra. Torna alla mente lo tsunami che travolse, per ragioni molto diverse, il governo guidato da Silvio Berlusconi nel 2011.
Lo scenario attuale disegna, dunque, un rischio-lockdown per il premier Conte, che potrebbe trovarsi presto all’angolo costringendo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a prendere in mano le redini del Paese.