dpcm dopo dpcm

Non è il virus a chiudere l'Italia. È solo Conte con i suoi errori

Franco Bechis

Se l'Italia dpcm dopo dpcm si chiude sempre di più con un lockdown progressivo e sfibrante, la colpa non è del virus. I contagi ci sono, la gente si ammala, ma numeri così in qualsiasi altro grande paese vengono gestiti senza drammi. Se qui non si riesce è solo perché la rete ospedaliera scassata e non rinforzata in tutti questi mesi di tempo non è in grado di reggere nemmeno di fronte a numeri certamente più bassi di quelli di marzo-aprile. E la responsabilità di questa incredibile nuova impreparazione è tutta di Giuseppe Conte e del suo governo.

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Le Regioni ne hanno fatte di tutti i colori, è vero. Ma questa colpa non hanno: è stato Conte a dichiarare lo stato di emergenza, è stato lui a nominare un commissario straordinario per l'emergenza sanitaria - Domenico Arcuri - a cui ha dato tutti i poteri di riorganizzazione della rete ospedaliera. Ma non è stato fatto nulla fra maggio e ottobre, e quei poteri sono stati ceduti da Arcuri ai presidenti di Regione e in alcuni casi alle Asl solo fra l'8 e il 14 ottobre scorso, quando oramai era troppo tardi per affrontare il contagio. Il governo si difende sostenendo di avere distribuito migliaia di ventilatori polmonari, se poi le Regioni non li hanno messi in funzione non è colpa sua.

Ma è una affermazione ridicola: un ventilatore polmonare non è un posto di terapia intensiva, ma solo una delle attrezzature necessarie per costruirlo. E' un po' come se il governo dicesse di avere dato una Ferrari ad ogni ospedale italiano, solo perché ha inviato lì un volante con quel simbolo. Importante certo per guidare. Ma il motore? La carrozzeria? I sedili? I piloti. Per fare un posto di terapia intensiva serve tutto, e non è stato dato invece null'altro che quel ventilatore. Siamo ricascati in un'emergenza che mai più avremmo pensato di vivere. E la colpa è tutta dell'esecutivo.