silenzio sui dati

Errori e bugie dietro al lockdown. Il governo ha mentito agli italiani

Franco Bechis

Siamo tornati al lockdown delle informazioni sulle decisioni prese dal governo per affrontare il coronavirus. Dopo avere chiesto la verità su cosa fosse accaduto a febbraio e marzo e avere ottenuto grazie alla Fondazione Einaudi la pubblicazione dei verbali del comitato tecnico scientifico che assiste il governo, è sostanzialmente calato il muro del silenzio intorno ai nuovi dpcm. I verbali che devono essere pubblici lo sono solo con oltre un mese di ritardo dalle riunioni dei tecnici e al momento sono fermi al 15 settembre. 

Gli esponenti del comitato tecnico scientifico pur facendo come ieri conferenze stampa settimanali su dati anche questi vecchi, non rispondono alle domande della stampa dirette a conoscere i dati dei contagi che hanno portato alle varie decisioni prese nei Dpcm di Giuseppe Conte: quali numeri hanno consigliato di chiudere la sera ristoranti, bar e pub, quali la didattica a distanza al 75% nelle scuole superiori, quali ancora la serrata di palestre, teatri e cinema e tutto ciò che finora è stato fermato. Silenzio assoluto. O perché quei numeri non ci sono, o perché sono circolate talmente tante bugie da parte degli esponenti del governo che è meglio non fare vedere se non a grande distanza di tempo quel che davvero è accaduto. Come svelato su Il Tempo proprio ieri i documenti che possiamo ora leggere dicono che non è vero che il governo ha seguito pedissequamente le prescrizioni «degli scienziati», come ha dichiarato pubblicamente in più di una occasione il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e come ripetono a mo’ di pappagallini i suoi ministri e gli esponenti della maggioranza.

  

Il comitato tecnico scientifico ha messo a verbale ad esempio tutte le sue incertezze sulle conseguenze di riapertura delle scuole e avvisato che non esistevano documenti scientifici che ne garantissero la messa in sicurezza e che il solo studio effettuato - sulla riapertura delle scuole in Israele a primavera inoltrata - offriva dati molto allarmanti sulla ripresa del contagio. Lo stesso comitato non ha mai validato, e anzi più volte contestato, le scelte fatte dal governo in tema di trasporti pubblici: la condizione sempre posta è restata quella dell’obbligo di distanziamento fra passeggeri a più di un metro l’uno dall’altro, ovviamente impossibile da ottenere con un riempimento fino all'80% dei posti consentito dal ministro dei Trasporti Paola De Micheli. Chissà cosa hanno detto di altro in contrasto con le scelte governative adottate senza nemmeno prendersene la responsabilità politica. C’è qualche dubbio perfino sulle scelte fatte di obbligo di mascherina in luoghi aperti (sono passati ormai molti giorni da quella decisione, e quindi possiamo constatarne l’assoluta inefficacia) che i tecnici avevano ipotizzato insieme a molte altre misure solo nello scenario 3 peggiorato, e non nel 2 come invece si è deciso.

Ma sono tante le bugie che stanno portando inesorabilmente al nuovo lockdown, che non è dovuto al comportamento degli italiani come il premier e i suoi nemmeno troppo velatamente cercano di fare credere, ma solo ed esclusivamente alle inefficienze dell’esecutivo e alle balle dette quando nulla di quanto annunciato è stato in realtà realizzato.

Fra i campioni delle fake news che ci stanno mettendo spalle al muro c’è sicuramente il commissario straordinario per l’emergenza sanitaria, Domenico Arcuri. Sostiene di avere fatto il suo dovere incrementando da programma le terapie intensive, ed è un falso assoluto. Per dargli fondamento cita ventilatori polmonari distribuiti alle Regioni e altri ancora che avrebbe in magazzino, come se questo importante strumento fosse in sé una terapia intensiva. Che se ne fanno di un ventilatore polmonare- per altro fornito con istruzioni esclusive in tedesco, lingua che nessuno conosce negli ospedali italiani- se non sono stati preparati i reparti dove usarli? È un po’ come dire che ha fornito una Ferrari a tutti gli ospedali dopo avere inviato loro solo mille volanti. E il resto dell’auto su cui usarli dove è? Lo sa benissimo Arcuri che non è così, tanto che porta la sua firma il bando per la riorganizzazione della rete ospedaliera con tanto di servizi di progettazione per costruire reparti, percorsi di accesso e di uscita con l’aiuto di ingegneri e architetti. Solo che lo ha pubblicato il 2 ottobre scorso, usando soldi che erano stati messi a sua disposizione agli inizi di maggio. E solo fra l’8 e il 14 ottobre ha dato con numerose ordinanze i poteri ai presidenti di Regioni o alle Asl di appaltare direttamente loro la riorganizzazione della rete ospedaliera. 

Clamorosi ritardi e continue bugie che rendono certa una cosa: al lockdown non andiamo per irresponsabilità dei giovani, della loro movida, dei bar, dei ristoranti, dei teatri, dei cinema, delle palestre, ma esclusivamente per colpa di questo governo e dei suoi collaboratori alla Arcuri che non hanno fatto quello che doveva essere fatto per non mettere in crisi come a marzo il nostro sistema sanitario. Alla fine qualcuno dovrà pure chiedergliene conto e fare pagare questa incredibile inefficienza.