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Covid, tracciamento, terapie intensive, medici e posti letto: governo nel caos, che hanno fatto finora

Gli italiani costretti a pagare un prezzo altissimo in termini sociali ed economici per le inefficienze del governo

Pietro De Leo
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E certo, come no. Il bastone dei sacrifici con la carota di un Natale quantomeno dignitoso (anche se c’è qualche virologo che già prova a grattar via il sogno). L’epica della condivisione dello sforzo. Che poi condivisione manco per niente. Perché mentre praticamente tutto il comparto produttivo italiano deve metter mano al portafogli c’è un ragionamento da fare. Ossia come siamo arrivati sin qui, con la paura del collasso degli ospedali e la nuova narrazione emergenziale. Ecco qualche cifra. La prima è quella sul bando per le nuove terapie intensive (3500) e subintensive (4100), che è partito soltanto il primo ottobre. Così come rimane sul tavolo l’altro tema, ossia quello della carenza di medici ed infermieri.

Al 9 ottobre risultano assunti circa 30 mila camici bianchi, peraltro a tempo determinato, non certo sufficienti per contrastare l’ impatto del covid. Così come è gravemente lacunoso il sistema di assistenza domiciliare, l’unica chiave che avrebbe potuto scongiurare l’affollamento dei pronto soccorso. E c’è un “chi l’ha visto”, anche per il vaccino antinfluenzale, i cui pericoli di ritardo nelle forniture erano stati sollevati già mesi orsono.  Altro tasto dolente, poi, è quello del tracciamento.

L’App Immuni è la grande incompiuta del governo e fino a qualche settimana fa il fatto che non fosse entrata a regime è stato addossato soprattutto all’insufficiente numero dei download da parte dei cittadini (guarda caso, sempre colpa del popolino). Poi però si è scoperto che altro importante fattore di criticità era anche nel fatto che pochissime Asl inserivano il codice numerico in presenza di un comprovato positivo al Covid.

Altro aspetto centrale, poi, è quello dei trasporti pubblici. Già dall’uscita dal primo lockdown si capiva bene che il tema sarebbe stato il sovraffollamento. E vista la difficoltà pratica, specie nelle grandi città, di contingentare gli ingressi costringendo gli utenti a lunghissime file, magari prima di andare a lavoro, l’unica soluzione plausibile si ravvisava nell’implementazione delle corse attraverso più mezzi, oppure in una logica di convenzione con le aziende private. Anche da quel punto di vista non è stata messa in campo una risposta efficace. Così come sulla scuola. Mesi e mesi a parlare di banchi a rotelle, come se quello fosse l’uovo di Colombo per scongiurare la formazione dei focolai. E oggi ci troviamo, con il Dpcm firmato ieri, con la Didattica a distanza al 75% per le scuole superiori. Solo che, per quanto adesso gli studenti coinvolti siano in un numero molto inferiore, rimangono tutti sul tavolo i problemi strutturali della prima ondata, dalle connessioni malfunzionanti in molte zone del Paese al fatto che molte famiglie non possiedono un numero sufficiente di pc o tablet per far fronte all’esigenza, specie se anche i genitori sono in smartworking. Un breve puzzle di ritardi e lacune di cui gli italiani, ora, si ritrovano a pagare un prezzo altissimo, economico, sociale e psicologico. 

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