Vincenzo De Luca contro Lucia Azzolina sulla scuola: danno i numeri. Così diversi che uno dei due mente
Il Governatore della Campania Vincenzo De Luca ha chiuso per 15 giorni le scuole di ogni ordine e grado. Il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, si è infuriata: “decisione gravissima, sbagliata e inopportuna”. Sempre lei sostiene che in Campania solo lo 0,075% dei contagi è nato a scuola, e il dato sarebbe addirittura inferiore a quello della media nazionale: 0,080%. De Luca risponde che solo ieri in Campania i positivi sono stati 1.127, e di questi più della metà (611, pari al 54,21%) sono contagi avvenuti nella scuola. C'è anche il dettaglio: 120 casi tra alunni e docenti sono stati comunicati dall'Asl Napoli 1, 110 dalla Napoli 2 Nord, 250 dalla Napoli 3 Sud, a cui si aggiungono 70 casi connessi, 61 dalla Asl di Caserta. E' evidente che uno dei due racconta balle. Ma visto che la sanità è sotto il controllo delle Regioni e che i dati nazionali provengono da quelli trasmessi dalle Regioni, tendo a immaginare che dei due non sia De Luca il ballista. Ma capite che c'è da sudare freddo a pensare che siamo in queste mani, perché è evidente che le autorità pubbliche danno i numeri ( per l'Azzolina alla scuola si deve lo 0,075% dei contagi, per De Luca il 54,21%) e i cittadini italiani possono solo impazzire. Perché in una situazione così grave e confusa, è diritto di tutti noi pretendere che ogni autorità sia seria e fugga come la peste la propaganda di cui si fa invece ampio uso. A questo punto si pone un dovere serio per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte: verifichi se a dare numeri in libertà sia stato la sua ministra Azzolina o il governatore della Campania, e poi prenda le decisioni conseguenti. Se è un membro del suo governo ad avere fatto la politicante da strapazzo giocando con la vita se la salute della gente, pretenda entro pochi minuti dalla verifica le sue immediate dimissioni, perché non può fare parte di un governo che guida lo stato di emergenza in Italia. Se a mentire invece è De Luca, oggi stesso riunisca il consiglio dei ministri, impugni l'ordinanza di De Luca e faccia riaprire le scuole in Campania come per altro fece a febbraio quando analoga decisione venne presa dall'allora governatore delle Marche.
L'evento che getta grande discredito sulle autorità pubbliche proprio nel momento in cui se ne sarebbe meno bisogno fa capire però quanto sia necessaria la trasparenza e il dettaglio nel fornire i dati sui contagi quotidiani. Non so nemmeno come si faccia a stabilire quale sia stata l'origine del contagio di chi si sottopone ai tamponi rapidi o molecolari. Perché ovviamente questo è frutto di una auto dichiarazione dal fondamento incerto: se c'è un alunno positivo in classe, si controllano compagni e professori e se alcuni di loro risultano positivi è intuibile che siano stati contagiati in quell'ambiente dove passano numerose ore al giorno. Ma l'origine del primo contagio è sicuramente altra: magari un bus, una metropolitana, una palestra, un campo di calcetto. In fondo ovunque. E i positivi avranno le loro famiglie con cui convivono: se il contagio salta fuori tardi, è ovvio che si estenda. Ma non è la famiglia l'origine dell'infezione, che è ovviamente presa altrove.
Non sono un medico, e non so nulla di infezioni. Ma guardo la realtà. Dopo il lockdown a metà maggio sono stati riaperti con le loro regole bar e ristoranti. Sono stati presi d'assalto soprattutto dai più giovani per tornare a respirare la vita. Non è accaduto nulla: la curva dei contagi è scesa ed è continuata a scendere. Sono ripartite feste con amici in casa e fuori casa. E non hanno provocato nulla: i contagi continuavano a scendere. Non si portavano mascherine all'aria aperta, e non è accaduto nulla: la curva dei contagi scendeva a maggio, giugno e luglio. Poi sono iniziate le vacanze, si è tornati a viaggiare anche in paesi dove la curva era più alta che in Italia e qui sono state riaperte le discoteche dove in molti casi non sono state rispettate le regole sul distanziamento e quando si è capito che il guaio era ormai combinato, il 16 agosto sono state chiuse. La curva è ripresa a salire, ma in modo non particolarmente preoccupante. Il vero balzo c'è stato quando è tornata davvero ovunque la vita di prima: da settembre molto smart working si è ridotto, sono riaperte le scuole a macchia d'olio e con date diverse, si è alzata la capienza dei trasporti pubblici portandola all'80%. E dopo pochi giorni e settimane la curva è salita in modo violento.
I fatti ci dicono che i nuovi contagi non nascono da movida, aperitivi, pub e ristoranti su cui si sono scaricate le colpe con i primi dpcm: quelli lavoravano come prima, anzi un po' meno di giugno o luglio, quindi non possono avere provocato nulla di diverso. La sola novità è stata la contemporanea riapertura di scuole, università, presenza in ufficio e trasporti pubblici intasati negli stessi orari. O si interviene su questo mix o è assai difficile fermare la curva dei contagi. Certo all'interno del governo devono fare pace fra loro e trovare una linea comune sensata, prendendosi fischi e proteste che non mancheranno. D'altra parte qualche mese fa l'Azzolina rivendicava come grande successo la scuola a distanza (sempre per propaganda) mentre l'altra sera la responsabile scuola del Pd sosteneva l'esatto opposto su Radio Uno, dicendo che questa generazione avrà proprio per quei mesi un deficit educativo e cognitivo che creerà grandissimi problemi al loro futuro. Si sapeva che questi sarebbero stati i problemi e quali erano i valori in gioco. Purtroppo ancora una volta il governo si è fatto cogliere impreparato, senza un piano degno di questo nome per affrontare l'autunno.