l'affare si ingrossa
Conte nel gel fino al collo
Ci scrive l'amministratore della società di Cerignola che ha fornito il gel per proteggere le mani di Giuseppe Conte e dei suoi collaboratori a palazzo Chigi. Si chiama Francesco Maffione, e certo è persona in buona fede. Tanto è che lamentando «la non piena veridicità» del nostro articolo di ieri fornisce elementi di dettaglio che confermano quanto abbiamo scritto aggiungendo qualche particolare ignoto. Grazie a lui possiamo ricostruire per filo e per segno uno degli appalti più oscuri della presidenza del Consiglio dei ministri.
Il 5 marzo scorso, quando il genere era scarso e perfino gli ospedali dove si combatteva il Covid ne erano privi, Palazzo Chigi procede con lo slogan: «Prima Conte, poi gli italiani». Era già accaduto una decina di giorni prima quando per la protezione del premier si era fatta incetta delle ultime mascherine disponibili sul mercato. Ancora una volta senza gara, a trattativa diretta, si va a cercare il gel sanificante per le mani di Conte. Come avviene la ricerca? Non è noto: si va a colpo sicuro a chiedere alla Cerichem Biopharm di Cerignola. Una multinazionale? No. Un colosso della farmaceutica? No: è una micro azienda che nel 2017 ha fatturato 755 mila euro ricavando un utile di 10 mila euro e nel 2018 ne ha fatturati 983 mila con un utile di poco superiore agli 11 mila euro. Perché viene scelta? Ieri con una battuta abbiamo scritto che "casualmente" l’azienda si trovava nella provincia di Foggia, la stessa natale del premier. L’amministratore dell’azienda dice che «non corrisponde a verità che il Presidente Conte si sia rivolto direttamente ad essa per le sue origini foggiane», ed è una precisazione un po’ curiosa: non l’abbiamo mai scritto.
Ma il dr. Maffione fa un passo in più, svelandoci un particolare ignoto: «le informazioni ricevute dal direttore Bechis non sono del tutto precise poiché, da quanto mi risulta, il padre del premier ha origini cerignolane ma il lui non ha mai avuto contatti con la nostra città». Mi fermo qui.
C’è il secondo particolare strano: quando palazzo Chigi va a rifornirsi di gel da questa piccola azienda di Cerignola, il 70% del capitale della Cerichem Biopharm nelle mani (il 35% a testa) dei due fratelli Angela e Francesco Caiaffa era stato sequestrato dalla Agenzia delle Entrate con provvedimento del tribunale. Si contestavano da anni tasse non pagate da quegli azionisti. Maffione conferma e precisa che la contesa con il fisco non riguardava la società da lui amministrata (non l’abbiamo mai scritto), ma i suoi azionisti per altre vicende fiscali e che alla fine dello scorso mese di giugno l’Agenzia delle Entrate ha accettato la proposta di dissequestrare quelle quote in cambio di una fidejussione bancaria. Non cambia nulla nella contesa con il fisco che è ad oggi aperta come prima. Per altro se i due fratelli avessero fornito quella fidejussione due anni prima, avrebbero evitato il sequestro delle azioni Cerichem. Problemi loro in cui non vogliamo entrare.
Torno a palazzo Chigi: era il caso che il capo del governo andasse a comprare per ben tre volte il gel proprio lì il 5 marzo, il 17 aprile e il 4 giugno scorso, fornendo fatturato e magari utili a quegli azionisti che il fisco considerava contribuenti non fedeli? E allora che valgono tutti i predicozzi fiscali e morali se poi proprio Conte per igienizzare le sue mani va a premiare chi è accusato di non avere pagato le tasse?
Infine la vicenda del sequestro del gel prodotto da questa azienda perché privo della necessaria autorizzazione sanitaria. È avvenuto alla Cerichem il 9 aprile scorso ad opera delle Fiamme gialle, e la notizia è stata pubblicata da siti Internet, agenzie di stampa, quotidiani, tv nazionali e locali.
Maffione si difende, sostiene che il gel era in magazzino e non l’avrebbe venduto, e aggiunge che il 21 settembre scorso quella autorizzazione è arrivata. Ma non c’era né il 5 marzo, né il 17 aprile né il 4 giugno quando Palazzo Chigi ha fatto i suoi acquisti per proteggere il premier e chi lavora con lui. E allora perché hanno fatto quegli acquisti a Cerignola? Non esistevano altre ditte da cui rifornirsi in modo meno imbarazzante? Una cosa però capisco: il segreto tenuto da palazzo Chigi sulle commesse. E la pubblicazione delle stesse con mesi di ritardo solo il 23 settembre scorso, quando da due giorni tutto era tornato regolare...