l'intervista
Giorgia Meloni a Il Tempo: fermo Conte sui migranti
Fermare l’invasione di disperati con l’unica soluzione possibile, il blocco navale. Altrimenti il governo Conte farà diventare l’Italia «il più grande campo profughi d’Europa». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, spiega quale sarà la strategia del suo partito e di tutto il centrodestra nei prossimi mesi. E promette che la coalizione darà battaglia all’esecutivo su tutto: dai progetti per il Recovery Plan alla legge elettorale. Discutendo ma restando sempre uniti. Al contrario del centrosinistra.
Presidente Meloni, il centrodestra è maggioritario nel Paese, ma l’impressione dopo le regionali è che manchi ancora qualcosa. Il direttore del Tempo Franco Bechis vi ha invitato a «cambiare spartito». Secondo lei esistono «note che non vanno»?
«Il centrodestra ha vinto queste elezioni e, grazie alla guida di FdI, ha strappato alla sinistra una storica roccaforte: le Marche. Il Pd di Zingaretti è calato in tutte le Regioni, i cittadini hanno sancito il loro “Vaffa Day” nei confronti del M5S che si è praticamente dissolto, e il partito di Renzi sarebbe da ribattezzare “Italia morta”. La sinistra è stata sconfitta, la maggioranza esce con le ossa rotte ma la stampa e le tv raccontano il contrario. Non cadiamo in questa trappola. Siamo e saremo sempre disponibili a metterci in discussione, dovremo ragionare su come fare meglio, ma non accetto di passare per sconfitta in una competizione che ci ha visto ottenere risultati inaspettati e ha confermato la distanza siderale tra popolo e Palazzo».
Nel metodo di confronto tra alleati nel centrodestra deve cambiare qualcosa? In fondo, individuare candidati presidenti di Regione non è stato agevolissimo...
«Ci confrontiamo, come è normale che sia, ma poi ci presentiamo sempre uniti. Scegliere un candidato è un lavoro complesso, non si può improvvisare. Non siamo grillini, che prendono il primo passante e lo fanno ministro. E il punto è proprio questo. Si è molto discusso delle scelte sui candidati nelle regioni del Sud. Ma noi ci siamo posti prima di tutto il problema di governare bene quelle Regioni in caso di vittoria, non di limitarci a vincerle per poi magari far fare a quelle regioni la fine di Roma. È stato un errore? Non lo so, ma rivendico di non volermi piegare a quell'idea dei politici che vengono votati perché sono divertenti. Se voti qualcuno perché ti fa ridere, poi ti becchi una politica che fa ridere».
Davanti a voi probabilmente ci sono due anni e mezzo di «traversata nel deserto». Come si evita il rischio logoramento del messaggio?
«La maggioranza si tiene insieme solo per la poltrona e se c’è qualcuno che corre il rischio di logorarsi è il Governo. A sinistra non hanno un’idea comune d’Italia. Noi sì ed è la visione in cui crede la maggioranza degli italiani. Continueremo ad ascoltare le famiglie, i lavoratori, le imprese e a farci interpreti delle loro istanze. Perché la nostra cifra è la concretezza».
Ora c’è in agenda la gestazione del piano per il Recovery plan. Il governo assicura un confronto con l’opposizione. Cosa si aspetta?
«Siamo sempre pronti a dare il nostro contributo, ma finora non c’è stato nessun confronto. Tutte le nostre proposte, dal decreto Cura Italia in poi, sono state bocciate senza neanche essere lette. La sinistra ha sprecato oltre 100 miliardi di euro e ora è pronta a sperperare anche i 200 del Recovery Fund. Ma, come le ho detto, le nostre proposte ci saranno e saranno molte e concrete».
Avete pensato a presentare delle proposte alternative sull’uso di quelle risorse?
«Lo abbiamo fatto, nonostante l’assurdo calendario dei lavori imposto dalla maggioranza. Il documento definitivo è arrivato in Commissione Bilancio a urne aperte e hanno chiesto di inviare le osservazioni durante lo spoglio. Ciononostante come Fratelli d'Italia abbiamo risposto, chiedendo di aggiungere ai sei obiettivi prioritari individuati dal governo altri quattro capitoli: la natalità, senza incentivare la quale Italia ed Europa sono spacciate, la sicurezza, senza la quale non ci sono investimenti, la riconversione economica verso il marchio Italia e la ricostruzione nelle aree terremotate del centro Italia, abbandonate dalla sinistra».
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Immigrazione. L’Ue conferma l’onere della prima accoglienza sui Paesi mediterranei. Il governo vuole smontare i decreti sicurezza. Cosa rischiamo?
«Di diventare il campo profughi d’Europa. La Commissione europea ha smontato le fantasiose speranze di Conte e della sinistra italiana di introdurre un sistema di distribuzione in Europa di tutti gli immigrati che entrano illegalmente in Italia. Nessuno Stato europeo, a partire da Francia e Germania e non solo il blocco Visegrad, vuole aprire le porte all’immigrazione illegale di massa. La nostra Nazione non otterrà alcuna solidarietà se non dimostra serietà nel controllare le frontiere e contrastare l’immigrazione illegale. C’è un solo modo per l’Italia per rispettare le indicazioni della Commissione di controllo delle frontiere esterne e di screening pre ingresso dei migranti: il blocco navale. Lo faremo noi al Governo».
Il governo alle Camere va avanti a colpi di maggioranza. A questo punto, per frenare certe iniziative, tipo sull’immigrazione, può essere decisivo il fatto che il centrodestra prevale in conferenza Stato-Regioni?
«Sicuramente la questione si pone. Una conferenza Stato Regioni che vede tre quarti di presidenti di centrodestra non ha ragione di essere governata dal centrosinistra. Servirà certo sempre maggiore coordinamento tra i nostri presidenti, ma già nell’emergenza Covid le Regioni governate dal centrodestra hanno dimostrato di essere molto più vicine ai problemi concreti della gente rispetto al Governo. I nostri governatori faranno contare sempre di più il loro peso, non solo sulla sicurezza ma su tutte le materie di loro competenza».
Altro tema su cui Pd-5 Stelle hanno fatto forzature è la legge elettorale. Un proporzionale puro può terremotare l’alleanza di centrodestra?
«No, nessuno nel centrodestra vuole far tornare l’Italia nella Prima Repubblica. FdI si batte per una legge elettorale maggioritaria che consenta al popolo di scegliere alleanze e programmi, avere un governo la sera del voto, cancellare la vergogna delle liste bloccate e permettere agli italiani di eleggere i parlamentari con le preferenze. Nella proposta del governo c'è l'esatto contrario: liste bloccate, nessuna indicazione sulle alleanze o sul leader, addirittura scompare l'obbligo di depositare il programma. Di grazia, se i cittadini non possono indicare il parlamentare, non possono sapere con chi ci si intenda alleare, non scelgono i programmi e non hanno idea su chi guiderà una eventuale compagine, per cosa dovrebbero andare a votare? Il proporzionale proposto dai giallorossi, invece, non è altro che una legge salva inciucio».
Nel 2021, si vota a Roma. Il M5S schiera Virginia Raggi. Nel Pd per ora c’è la fuga dei big. Però pure nel centrodestra sembra buio pesto...
«Pd e Cinque Stelle alla fine tratteranno, probabilmente sulla pelle della Raggi, e allora sarà lei a dover decidere cosa fare. Ma in ogni caso conosciamo bene i risultati dei Grillini come quelli della sinistra. Roma è stata usata e dimenticata, come dimostra il fatto che questo governo, che esprime sindaco e presidente di regione non si è neanche degnato di affrontare il tema di uno status adeguato per la Capitale, con competenze e risorse all'altezza del suo ruolo. Noi abbiamo chiara la sfida, e stiamo già lavorando per individuare un candidato Sindaco, una squadra e un programma che abbiano l'obiettivo di far tornare grande la Città Eterna. Ovviamente Fratelli d'Italia sarà determinante. Sappiamo di avere una grande responsabilità sulle spalle e la onoreremo con concentrazione e determinazione».