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Carfagna a "Il Tempo": "Strillare non serve, ecco le idee per rilanciare il centrodestra"

Mara Carfagna

La vicepresidente della Camera e il dibattito lanciato da Bechis sul futuro dell'opposizione

Mara Carfagna
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Caro direttore, ho letto il suo interessante articolo di ieri («Centrodestra, cambia musica!») e vorrei proporre a lei e ai suoi lettori un esercizio di «immaginazione politica».

Immaginiamo che oggi il centrodestra, chiusa la partita elettorale, chieda con forza al governo un tavolo di confronto sul Recovery Plan italiano, nel nome di una gestione condivisa della crisi e dell'interesse nazionale. Immaginiamo che porti a quel tavolo le sue migliori proposte, e le usi per una grande campagna nazionale intitolata: «Non un euro vada sprecato». Abbiamo i cassetti pieni di progetti, e qui ne voglio citare solo due: una grande No Tax area nel Mezzogiorno per realizzare l'obiettivo di superamento delle diseguaglianze territoriali indicato anche dall'Europa; l'utilizzo dei fondi del Mes per ridisegnare la sanità di territorio e abolire per cinque anni l'Irap (che al 90 per cento serve a finanziare le spese delle Regioni per la sanità).

Immaginiamo che il centro destra prenda atto con onestà della svolta europea in materia di immigrazione e dica: se volete cambiare Dublino, noi ci siamo e a questo punto pretendiamo una riforma vera. Che nel conseguente dibattito si schieri con i Paesi che chiedono la condivisione obbligatoria di rifugiati e migranti. Che rompa ogni connessione con l'Austria e il gruppo di Visegrad, ostili a collaborare sul tema. Che proponga di escludere dai finanziamenti del Next Generation Eu chi pretende soldi dall'Unione ma non è disponibile a farsi carico almeno in parte dei suoi problemi.

Immaginiamo, ancora, che incalzi il governo sul tema delle infrastrutture dicendo: non servono solo quelle «materiali» - i ponti, le autostrade, gli impianti - ma anche quelle sociali. Bisogna riportare in Italia infermieri e medici che sono sparsi in tutta Europa, offrendogli contratti e stipendi migliori. Ci servono più insegnanti. Più asili nido. Più assistenza domiciliare agli anziani. Ci serve una larga rete che contribuisca a salvare quella parte del ceto medio che sta scivolando nella povertà: almeno un quarto dei quattrini europei va usato per questo, anche allo scopo di creare occupazione «buona», stabile e utile alla società.

Ecco, caro direttore e cari lettori, dopo aver immaginato tutto questo, credete che il centrodestra ne uscirebbe indebolito o rafforzato? Io penso che diventerebbe più forte. Credo anche che svolgerebbe il suo ruolo di opposizione in modo più efficace, meno ideologico, più in sintonia con le paure e le aspettative generate da questo terribile 2020 e dall'emergenza Covid.

Qual è l'alternativa? Continuare a strillare contro gli sbarchi, senza fare nulla per risolvere la questione? Continuare a fare la Cassandra sul nero destino che attende l'Italia, senza alzare un dito per cambiarlo? Non credo sia giusto, non credo che ai nostri elettori piacerebbe. Anzi, rischia di consegnare il voto dei moderati decisivo per chiunque aspiri a governare - ai nostri avversari.

Ma vedo anche che questo tipo di ragionamento fatica a farsi strada e me ne chiedo il perché. Lei ha invitato il centrodestra a «cambiare musica»: non vorrei che il problema fosse l'orgoglio dei suonatori o la loro incapacità di suonare spartiti diversi dalle marce militari intonate finora. Nel caso, sarebbe davvero un guaio.

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