LA BATTAGLIA DELLO SPORT
La guerra del Coni al governo: "Giù le mani dai nostri dipendenti". Ma negli altri Paesi...
E' guerra aperta tra il governo e il Coni sulla travagliatissima riforma dello Sport preparata dal ministro Vincenzo Spadafora. Ma oltre al tema del limite dei mandati imposti ai presidenti delle varie federazioni (e dello stesso Giovanni Malagò, presidente Coni) a far discutere è anche il piano dell'esecutivo che vorrebbe limitare le dotazioni del Coni, sia per quanto riguarda il personale che per quanto riguarda i beni immobili.
Su questo aspetto il Consiglio del Coni, che si è riunito oggi, annuncia le barricate: "Assicurare il rispetto e l’applicazione della Carta Olimpica, facendo riferimento all’autonomia, alle funzioni e alla responsabilità del Coni: questo significa garantire una dotazione organica non inferiore a 238 unità - come attestato dal Ministero della Funzione Pubblica - confacente all’Ente Pubblico quale Confederazione delle Federazioni sportive nazionali. L’Ente pubblico deve altresì essere dotato dei beni mobili, immobili e strumentali coerenti alle sue funzioni e alla sua autonomia". È una delle richieste avanzate dal Consiglio nazionale del Coni al Governo nel documento votato a larghissima maggioranza al Salone d’Onore di Palazzo H.
Dal governo, però, sembrano non essere disposti a fare marcia indietro su questo aspetto. Anzi, viene fatta trapelare la "pianta" degli organici degli altri comitati olimpici europei. Dove si può verificare come i dipendenti full time siano assai di meno rispetto a quelli del Coni. Si va dai 30 dipendenti in forza al comitato spagnolo ai 15 di quello svedese, dai 60 di quello romeno a 70 di quello francese, per arrivare ai 55 del comitato inglese e ai 50 di quello ucraino. Paesi che, a partire da Francia e Inghilterra, hanno tradizioni sportive consolidate e generalmente medaglieri assai ricchi in ogni edizione dei Giochi olimpici. Come a dire: non è il numero dei dipendenti a fare il successo dello sport...