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Referendum, Luigi Bisignani sotterra la sinistra piegata al populismo M5S: perché dobbiamo votare no
Caro direttore, votare oggi NO al referendum per la riduzione del numero dei parlamentari è una scelta coerente con la nostra Costituzione per scampare dallo strapotere di sedicenti leader improvvisati e per mandare a casa questo governo di azzeccagarbugli e dilettanti allo sbaraglio.
I neocomunisti 2020, fragili e fluttuanti alla Andrea Orlando, tanto per citarne uno, che, per conservare il loro improvvido potere si battono per il ‘SI’, dovrebbero imparare dal libro ‘Quando c’erano i comunisti’ di due grandi penne del giornalismo italiano, Mario Pendinelli e Marcello Sorgi - Marsilio Editore. Un viaggio nell’Italia degli ultimi cento anni scritto con la precisione degli storici e la curiosità di cronisti di razza. Ricco di aneddoti che ci riportano ad un’Italia lontana animata dalle passioni, in cui cattolici e uomini della sinistra che si contrapponevano lealmente hanno poi ricostruito insieme il Paese, vincendo sfide immense, dal miracolo economico al terrorismo. Si va indietro all’amicizia tra Palmiro Togliatti e Antonio Gramsci che, nella primavera del 1912, erano iscritti rispettivamente alla facoltà di Lettere e a Giurisprudenza. Oppure particolari inediti su Enrico Berlinguer, il più illuminato dirigente comunista. Schivo, appartato, divoratore di libri, ma anche grande organizzatore di partite di calcio dove giocava come attaccante. Eppure, così smilzo e apparentemente fragile, fu arrestato l’8 settembre 1943, alla caduta del fascismo, per insurrezione armata contro i poteri dello Stato e devastazione. Nel verbale di scarcerazione il questore che lo interrogava annotò: “il Berlinguer Enrico, seguendo la nota prassi comunista, si è chiuso in assoluto mutismo”. Fino ad arrivare a Massimo D’Alema, primo Presidente del Consiglio rosso che affascinava perfino un cinico come Gianni Agnelli (“se non avesse quei baffi non si direbbe che sia stato comunista”), che lo prega di raggiungerlo nella sua bella casa di Roma di fronte al Quirinale per presentargli un suo caro amico, Henry Kissinger. Tra storia e attualità, lo stesso D’Alema con coraggio afferma a Pendinelli e Sorgi che la lezione del Coronavisus dovrebbe spingerci a riscrivere completamente gli accordi europei, non potendoci certo accontentare dell’eccezione della flessibilità.
Oggi, invece, i padri nobili del comunismo italiano si staranno rivoltando nella tomba nell’assistere all’attuale mancanza di visione e inconsistenza del Pd. Nella lunga intervista che Mario Pendinelli fa a Umberto Terracini, si torna spesso alla Costituzione. E non è certo un caso se proprio Terracini, con un’attualità agghiacciante, nel dibattito parlamentare nel 1946 osservava “che la diminuzione del numero dei componenti sarebbe interpretata come un atteggiamento antidemocratico, visto che, quando si vuole diminuire l’importanza di un organo rappresentativo, s’incomincia sempre col limitarne il numero dei componenti, oltre che le funzioni”. E, come se non bastasse, entrando a gamba tesa nel dibattito di questi giorni alimentato dai grillini a proposito dell’alto costo di un’assemblea parlamentare numerosa, Terracini rilevava che “se una nazione spende più per avere buone leggi, non si può dire che la spesa sia eccessiva, specie se le leggi saranno veramente buone”.
Così parlava Terracini, oggi però in Italia le leggi le fa l’avvocato del popolo Giuseppe Conte, che riesce a farle passare con la formula dei famigerati Dpcm o il ‘salvo intese’, sull’assunto che meno parlamentari a controllare ci saranno, meglio sarà. Con buona pace del nostro Capo dello Stato che, a differenza del suo predecessore Luigi Einaudi, firma quasi tutto. Con un bel NO vanno tutti a casa, se non fosse per il masochistico atteggiamento di una destra miope, litigiosa e inconcludente. Dove l’unico collante che tiene uniti i tre leader, Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e la nuova star Giorgia Meloni, è la diffidenza costante e l’antipatia reciproca. Con una vera battaglia per il NO questo matrimonio di convenienza tra Pd e Movimento 5 Stelle non s’avrebbe più da fare. E neanche Mattarella, che sembra abbia a cuore solo la sua riconferma, potrebbe più evitare il ritorno alle urne. Ma Salvini, Meloni e Berlusconi preferiscono abbaiare da soli alla luna anziché combattere uniti. La loro sola speranza è che si ricordino al più presto la lezione di Hobbes: homo homini lupus.