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Referendum, dalla Lega ai Stelle passando per il Pd: l'incognita ribelli sul taglio parlamentari

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C'è chi dice No. Anche andando contro le indicazioni della forza politica di appartenenza. Mancano 48 ore al referendum sul taglio dei parlamentari ma nelle segreterie si fa già la conta di quelli che nel segreto dell'urna non rispetteranno la linea. I cosiddetti «voti ribelli».

I casi più clamorosi, che hanno fatto rumore per intenderci, riguardano la Lega. Anzi, due pezzi da novanta in via Bellerio: Giancarlo Giorgetti e Attilio Fontana, che hanno deciso di barrare il no sulla scheda, nonostante il leader, Matteo Salvini, si sia schierato apertamente per il Sì.

Anche il Pd ha i suoi grattacapi. Perché la Direzione nazionale ha votato a larga maggioranza la relazione del segretario, che include il voto favorevole al taglio degli eletti. Ma una buona fetta di parlamentari hanno già annunciato che non seguiranno l'indicazione.

Matteo Orfini, ad esempio. Ma anche molti della sua area, a partire dalla deputata dem, Chiara Gribaudo, che ha deciso di aderire al comitato Democratici per il No, di cui fa parte a pieno titolo il senatore Tommaso Nannicini, uno dei promotori della consultazione. Per non parlare poi dei padri nobili del partito, Romano Prodi, ma soprattutto Walter Veltroni. Ma nemmeno il M5s è immune ai «ribelli». Ad esempio il deputato Andrea Colletti e il senatore Mattia Mantero.

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