cruciale
Mes, il governo temporeggia (per le Regionali) ma va cambiato
Si dovrà attendere l’esito del voto del 20 e 21 settembre per una definitiva decisione sul ricorso al Mes in un senso o nell’altro? Quando, cioè, i partiti, soprattutto i contrari, riterrannoche le loro scelte, in specie se diventassero favorevoli all’adesione, non potranno influenzare negativamente il voto in questione? Fin qui, la sola formazione nell’ambito della maggioranza che si oppone a tale ricorso, i “ 5Stelle”, giudica il Mes inadeguato, obsoleto, sostituibile dalla possibilità di attingere al “ Recovery Fund”.
Sono però, questi, giudizi apodittici che nascondono la vera preoccupazione - perché da essa non si vogliono trarre le naturali conseguenze - che è quella della potenziale condizionalità dei prestiti, al di là del vincolo di destinazione a interventi, diretti e indiretti, in materia sanitaria. In effetti, ripetutamente smentita la ricorrenza della condizionalità da parte del Governo e da organi comunitari, essa rivive nelle preoccupazioni perché trova fondamento nel Trattato e nel Regolamento che non possono essere derogati, come si pretende di fare, da fonti giuridiche subordinate se tali si possono ritenere, quali le affermazioni diesponenti della Commissione Ue e del vertice del Meccanismo. Il premier Giuseppe Conte ha aperto uno spiraglio quando, di recente, ha affermato che, se ve ne sarà bisogno, presenterà una proposta in materia al Parlamento accompagnandola con il regolamentodel Mes. Naturalmente, anche quest’ultimo non potrà derogare alle normegenerali del Trattato che prevedono la sorveglianza macroeconomica.
La via diritta sarebbe, invece, una deroga che escluda, al di là del vincolo indicato, qualsiasi condizionalità, da introdurre con un accordo intergovernativo, come è avvenuto in altre circostanze per norme del Trattato Ue, derogate da atti stipulati tra Governi. Meglio ancora se fosse colta l’occasione che si è presentata per modificare il Trattato al fine di attribuire al Mes la funzione di “ paracadute” del Fondo europeo di risoluzione di banche in difficoltà. L’adesione alla revisione dovrebbe essere manifestata entro il prossimo mese di novembre. Il Fondo anzidetto con il compito di “ backstop” costituisce uno dei “ pilastri” del progetto di Unione bancaria fin qui colpevolmente inattuato ad esclusione della parte che concerne il trasferimento della Vigilanza alla Bce, mentre non sono operanti né la risoluzione, né, a maggior ragione, il terzo pilastro, l’assicurazione europea dei depositi, avversata ancora, sia pure con qualche assai limitata controproposta, soprattutto dalla Germania. Del tutto trascurato è, poi, il principio di sussidiarietà verticale.
Naturalmente, prima di decidere l’introduzione della predetta funzione di “ paracadute”, sarà necessario sottoporre al Parlamento le norme che la regolano e sarà da riprendere la tesi del “pacchetto”, a suo tempo sostenuta dal Governo, cioè della connessione, tra l’altro, con l’assicurazione dei depositi che non può essere relegata a un futuro indeterminato sottoponendola alle decisioni della Germania la quale aveva accolto l’unitarietà del progetto di Unione bancaria, ora messa in discussione. Con la conseguenza che non si è più nel vecchio regime regolamentare, ma non si è neppure nel nuovo; insomma, si resta in mezzo al guado.
Adesso, l’occasione della revisione del Trattato per introdurre il “ backstop” potrebbe essere colta anche per esplicitare il regime non condizionale dei prestiti del Mes per gli obiettivi sopra indicati. Il Governo dovrebbe cioè cogliere questa circostanza, piuttosto che assistere al giudizio di una componente fondamentale della maggioranza che esprime un giudizio infondato sui prestiti anzidetti, omettendo di affrontare il cuore del problema. E’possibile che gli altri Paesi non condividano una tale revisione.
Ma, allora, si avrebbe la prova che essi vogliono riservarsi l’ipotesi di far valere condizioni macroeconomiche anche durante la vita dei prestiti, non solo “ abinitio”.Sarebbe un disvelamento per chi finora ritiene che sia tutto chiaro e si porrebbe, quindi, un altro, più rilevante problema. E’, comunque, importante che il Governo agisca in questa direzione, piuttosto che perseverare in un inoperoso temporeggiamento, con l’intento, innanzitutto, di superare lo scoglio del voto.