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Il governo dei No Tav chiede soldi per la Tav

Dario Martini
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Poco più di un anno fa si consumò uno degli scontri più duri dell’alleanza M5S-Lega. L’oggetto del contendere era la Tav. Di lì a poco il primo governo Conte sarebbe caduto. Poi, con l’avvento della nuova alleanza tra 5 Stelle e Pd, dell’Alta velocità Torino-Lione non si è più parlato. È completamente scomparsa dal dibattito politico. I partiti della maggioranza, per non scannarsi, hanno deciso di non occuparsi più di un’opera che fino al giorno prima monopolizzava l’agenda. Fino ad oggi. Tra i progetti che l’esecutivo intende finanziare con il Recovery Fund, infatti, c’è anche la Tav. Importo richiesto alla Ue: 1 miliardo di euro. Per l’esattezza, la cifra è 1 miliardo e 79 milioni.

Il progetto presentato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si chiama «Torino-Lione e opere connesse». Durata: 6 anni. Motivazione della richiesta di finanziamento: «Creare un collegamento ferroviario merci e passeggeri efficiente tra l’Italia e la Francia lungo il corridoio Mediterraneo delle rete TEN-T». Questo è solo uno dei 557 progetti da realizzare con i soldi della Ue inseriti nella bozza all’esame del governo. Una volta che la lista sarà scremata e aggiornata prenderà la via di Bruxelles. Il ministro delle Politiche europee, Vincenzo Amendola, assicura che molti di questi progetti sono superati, senza però specificare quali sono da ritenere obsoleti.

 

La questione non è solo tecnica, ma anche politica. Il M5S non ha mai digerito la presa di posizione di Conte - su pressione della Lega - a favore dell’opera. Fu allora, nell’estate del 2019, che il premier disse senza mezzi termini: «Il governo è per il sì». Luigi Di Maio, che rivestiva ancora il ruolo di capo politico del M5S, ribatté: «Saranno le Camere a decidere». Il passaggio parlamentare, però, non andò come sperava Di Maio. Pochi giorni dopo, in Senato, la maggioranza giallo-verde si spaccò, con la Lega che finì per votare la mozione del Pd favorevole alla Tav, mettendo in minoranza i grillini. Per non alimentare ulteriori attriti, Pd e M5S, oggi alleati, hanno scelto di non discutere più della Torino-Lione. Ma il denaro sonante del Recovery, pari a 209 miliardi, fa gola. Va detto che i progetti inoltrati dai ministeri ed enti pubblici, ammonta a 677 miliardi. È evidente, quindi, che tutto non potrà vedere la luce. Se la politica non si è più occupata (almeno ufficialmente) all’alta velocità, a non essere scomparsi sono i no-Tav, che una settimana fa hanno fatto l’ennesimo blitz al cantiere di Chiomonte in Val di Susa: filo spinato tagliato e lancio di lacrimogeni. Tanto per far capire che loro non smetteranno mai di far la guerra all’opera.

In tema di infrastrutture e trasporti, il governo non ha in mente solo la Tav. Tra i progetti inviati dal dicastero guidato da Paola De Micheli ci sono anche il potenziamento della Venezia-Trieste (646 milioni), la Palermo-Catania-Messina (4,4 miliardi), la Verona-valico del Brennero (3,3 miliardi), l’Alta velocità Napoli-Bari (2,6 miliardi) e il Piano nazionale delle ciclovie (1,2 miliardi). Non mancano nemmeno le richieste di finanziamento singolari, come quella di cui ha parlato due giorni fa Il Tempo: il mezzo miliardo per un sondaggio, lungo cinque anni, per misurare il livello di gradimento (o come preferisce chiamarlo il governo, il «sentiment») degli utenti nei confronti della pubblica amministrazione. Oppure i 50 milioni per realizzare l’acquario di Taranto. Ma anche i 35 milioni per aiutare chi non conosce la tecnologia o i 46 milioni per sistemare il palazzo della Farnesina, dove ha sede il ministero degli Esteri guidato da Di Maio.
 

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