Aggressione a Pontassieve
Se picchi Salvini scatta la beatificazione, così la sinistra elogia la congolese
Tra un po’ andrà a finire che sarà Matteo Salvini a dover chiedere scusa alla donna che lo ha aggredito l’altro ieri a Pontassieve. La signora congolese, intanto, non parla e raggiunta dall’Adnkronos al telefono specifica di non esser tenuta a rilasciare dichiarazioni e si congeda con un "mi dispiace", non si capisce se perché non vuole commentare o per quanto combinato. Nel frattempo, si esibisce il contorsionismo di una parte del generone politico-intellettuale progressista. A partire dalla sindaca di Pontassieve. Ebbene, pur esprimendo ferma condanna, la prima cittadina all’Agi ha detto: "Ci dispiace che sia stato compiuto in modo inaspettato da una ragazza che conosciamo e che svolge da qualche mese il servizio civile nazionale nel nostro Comune. In passato è stata oggetto di pesanti atti di discriminazione: una persona le ha sputato addosso per il colore della sua pelle e ciò può aver influito sul suo stato d'animo".
Restando nel mistero cosa c’entri Salvini con il mascalzone che l’ha umiliata perché nera, non si coglie dalle parole della prima cittadina un minimo di autocritica per la vituperata "politica di odio e di offese", stante il fatto che lei stessa aveva condiviso un post in cui Salvini veniva definito "ospite non gradito". E mentre il Fatto Quotidiano liquida tutto in un box a pagina 10, in cui Salvini viene appena "strattonato", il capolavoro lo fa la Repubblica. Nel sommario dell’articolo si fa riferimento ad "un momento di rabbia e reazione" della giovane. Ancora: cosa c’entra Salvini? E nel pezzo ci si premura di specificare che "lei, intanto, è sotto shock".
Magari Salvini sarà riuscito a spaventarla pure mentre lei gli si scagliava contro con maledizione in allegato. L’agiografia, poi prosegue ricordando che è "laureata nel 2016 a Firenze in Sviluppo economico e Cooperazione internazionale, è ben inserita nel contesto quotidiano di Pontassieve" e che "chi la conosce parla di una ragazza mite e molto riservata". Poi ci sono i campioni dell’antisalvinismo militante. Uno è il ben noto Don Giorgio De Capitani, prete insultatore di comprovato curriculum. Che magari l’uomo di chiesa si sia doluto del fatto che la giovane ha strappato un rosario al collo del leader leghista? Macché. Sul sito invoca: "Signora, qui in Italia in certi casi si usa dare due pedate nei c… Mi raccomando, prenda bene la mira!". E da ultimo anche il regista Gabriele Muccino, che twitta: "Solidarietà? A chi incita odio e violenza verso i più deboli? No grazie, nessuna solidarietà. Non siamo tutti buoni e uguali. Ci sono delle differenze di comportamento che hanno delle conseguenze. Anche comprensibili". Insomma, Salvini se l’è meritata. Funziona così, nel loro mondo al rovescio.