il commento
Parisi ci risparmi le sue lezioncine
Eppure insiste. Ieri Stefano Parisi è tornato a spiegare la politica a tutti e per carità di Patria non diffondiamo i commenti privati di diversi esponenti politici alla sua intervista al Corriere della Sera. Che sembrava un brutto scherzo fatto a lui. Ma siccome l’ha rilanciata su Facebook vuol dire che quelle cose le ha dette proprio lui. Persino con una sviolinata incredibile del cronista che lo ha definito addirittura «Uomo forte del centrodestra alla regione». Ma chi, Parisi? Nel suo colloquio con il Corriere della Sera giura sulla subalternità del Pd della Pisana ai Cinqueste stelle. E sembra di guardare chi vive in una bolla di sapone e non si accorge che sono i pentastellati a perdere un consigliere regionale dopo l’altro...Idem in Campidoglio e nei Municipi...Se i Grillini fossero così decisivi in regione, Nicola Zingaretti avrebbe già dovuto scaricare l’assessore alla sanità Alessio D’Amato per la brutta storia dei soldi da restituire, come da editto della Corte dei Conti. Gli eroici uomini della truppa rimasta agli ordini della Lombardi non si sono certo sprecati a chiedere conto al governatore della brutta disavventura del suo assessore. Silenzio. Omertà (e lo stesso Parisi non ne ha fatto cenno nella sua intervista).
Poi, spiega alla politica che cosa bisogna fare per Roma. «Spero in una grande riflessione nel centrodestra che al momento non vedo». L’intervista che Giorgia Meloni ha rilasciato a Il Tempo pochissime settimane orsono gli è sfuggita. E pure la circostanza che alla fine di questo mese sapremo come è andata per le regionali di mezza Italia e da allora si lavorerà al candidato unitario della coalizione. Ignora le parole della Meloni, Parisi, e se la prende con i manifesti del leader della Lega apparsi in città. «Salvini fa paura», dice, dando prova di essersi scordato di chi diede la parola decisiva alla sua candidatura perdente nel Lazio. Il devoto giornalista del Corriere della Sera arriva persino a chiedergli la sua disponibilità a scendere in campo nella Capitale e con una presunzione sconfinata egli risponde così: «Penso di aver già dato». Veramente, più che fare ha preso. Cinque anni in regione grazie ad una candidatura sballata. Bastava che il suo partito - che non sappiamo quale sia ora - puntasse all’epoca su Maurizio Gasparri o Fabio Rampelli e il centrodestra avrebbe vinto a prescindere da Pirozzi. Risparmiare lezioncine, please.