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Caso D'Amato, silenzi e omissioni. Zingaretti fa il muro di gomma

Alla Regione Lazio da sei anni è stato chiesto dai magistrati contabili di recuperare i 275mila euro usati illecitamente dall'attuale assessore alla Sanità. Ma il governatore e i suoi non rispondono

Valeria Di Corrado
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L’Avvocatura e la stessa dirigenza della Regione Lazio avrebbero gestito in modo poco chiaro la vicenda legale che vede coinvolto Alessio D’Amato in merito ai fondi regionali stanziati per iniziative di solidarietà a favore delle popolazioni amazzoniche, ma in realtà usati per finanziarie le iniziative politiche dell’allora consigliere della Pisana e attuale assessore alla Sanità della giunta Zingaretti. 

 

Ecco la ricostruzione dei fatti. Dopo il rinvio a giudizio di D’Amato per truffa, insieme ai suoi «fedelissimi» Egidio Schiavetti, Barbara Concutelli e Simona Sinibaldi, l’Avvocatura regionale il 6 febbraio 2012 si era costituita parte civile nel processo per vedersi risarcire i 275 mila euro elargiti, tra il 2005 e il 2006, alla Fondazione Italia-Amazzonia e spesi per pagare manifesti e volantini elettorali, annunci pubblicitari, una web-radio e convegni in giro per l’Italia per sponsorizzare l’Associazione Rosso-Verde con cui D’Amato faceva politica. «È pertanto indubbio il danno per la Regione Lazio da quantificarsi nella misura sopra evidenziata», si legge nella costituzione di parte civile firmata dall’avvocato Eugenia Scognamiglio. 

 

Il 14 aprile 2014 la procura della Corte dei conti aveva mandato una nota all’ente regionale nella quale chiedeva di conoscere quali iniziative fossero state intraprese per procedere al recupero delle somme. L’8 maggio 2014 Maurizio Venafro, allora capo di gabinetto del governatore Nicola Zingaretti, aveva risposto ai pm contabili segnalando l’esistenza della costituzione di parte civile: «Si rappresenta che la Regione Lazio ha già intrapreso l’iniziativa recuperatoria e a tutela del danno erariale». 

 

Ma i finanzieri del Nucleo speciale Spesa pubblica - delegati a marzo 2018 dal vice procuratore Barbara Pezzilli a indagare sulla vicenda (ancora da definirsi) - precisano che «contrariamente a quanto comunicato» all’epoca da Venafro, «la Regione Lazio non ha adottato alcun provvedimento...

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