Chiuderanno la metà dei negozi, non servono 5.000 monopattini
Ma il sindaco di Roma ha capito che razza di cataclisma sociale sta per abbattersi sulla Capitale? Ha avuto modo di ascoltare la denuncia dei rappresentanti dei pubblici esercizi di Roma, autorevolmente rappresentati dal presidente Claudio Pica? Il silenzio con cui il Campidoglio ha accolto la preoccupazione di chi teme la chiusura della metà – il 50 per cento se non è chiaro che cosa significhi - di bar e ristoranti, è quantomeno irresponsabile.
Le spese obbligate “mangiano” quasi la metà dei consumi
Sarà pur vero che siamo abituati ad esponenti istituzionali pentastellati che incoraggiano gli esercenti a cambiare mestiere, come la viceministra Laura Castelli. Ma che la Raggi resti silente è davvero assurdo. Se un bar su due, un ristorante su due, vanno alla chiusura, muore la città. Parliamo di cinquemila pubblici esercizi, sono famiglie, lavoratori. Finiscono in mezzo ad una strada. Ci vogliono segnali di vita, sindaca, e non solo ricerca di alleanze elettorali e candidati da mettere in pista. Roma non si può permettere la rinuncia a vivere di cinquemila attività produttive. È il cuore della città economica che cessa di battere. È una crisi enorme, quella che si affaccia di qui a qualche mese, che nessuno può ignorare. Attendiamo fatti e non più chiacchiere a vuoto. Per qualche giorno la Raggi lasci perdere Facebook e Twitter, chiami i suoi assessori, li obblighi a trovare soluzioni: al fisco, alla burocrazia, ai permessi, all’abusivismo che dilaga. Insomma, al diritto a lavorare e a vivere. Basta un po’ di buona volontà. Non servono cinquemila monopattini.