il lockdown di conte
Quelli dell’anonima sequestri. Ecco perché il governo voleva tenere il segreto sui verbali degli esperti
Ma se Matteo Salvini lo processate per qualche giorno di fermo in mare di un gruppo di migranti con l’accusa di sequestro di persona, a Giuseppe Conte che cosa bisognerà fare per aver sigillato un popolo intero dentro casa senza alcuna motivazione scientifica?
Il lockdown ce lo ha imposto un premier narciso, che doveva dimostrare di esistere. Siamo stati nelle mani di un’anonima sequestri senza sangue da spargere. C’erano solo multe salatissime se osavi mettere il becco fuori di casa. Inventate da Conte. Il presidente del consiglio ogni sera ci deliziava con le sue dirette facebook esaltando le virtù del Comitato tecnico scientifico.
Faceva la boccuccia e sbatteva gli occhietti, il premier, mentre si soffermava sui suoi scienziati preferiti. Ma sgomitava quando li doveva ascoltare. Il 9 marzo Conte firmava il lockdown imposto a tutta Italia, mentre il comitato tecnico scientifico lo voleva solo limitato a poche aree del nord del paese.
Il presidente del Consiglio ha mentito al popolo italiano. Ha descritto il rischio di catastrofe nel Centro-Sud profetizzata dai tecnici, ma non era vero.
La verità – o almeno una parte – è uscita dai verbali diffusi ieri dalla Fondazione Einaudi. C’è voluta una tenace battaglia, intrapresa dall’avvocato Pruiti Ciarello e dai suoi colleghi, per conto dell’ente. Prima davanti al Tar, poi mobilitando la pubblica opinione attraverso i media – tra i primissimi il nostro giornale – e infine la mazzata decisiva del Copasir. Quando Conte – assieme ai ministri Gualtieri e Speranza, la cassa e la salute - ha appreso che sarebbe stato costretto dal comitato di controllo sui servizi di sicurezza a tirar fuori i verbali che voleva inspiegabilmente tenere segreti, ha dovuto mollare l’osso. E si è capito perché pretendeva di tenerli nascosti.
Il premier ha straparlato di ragioni di sicurezza. Verissimo: avrebbe rischiato i forconi se il popolo in quei mesi avesse saputo che il lockdown generalizzato lo ha fabbricato Palazzo Chigi. È stata bloccata l’economia in larghissima parte della Nazione e non c’era motivo. Si è imposto lo smart working anche laddove non c’era necessità.
In un Paese serio tutto questo sarebbe materia da dimissioni e poi da processo.
Invece Conte tenterà – al solito – di disinnescare la miccia.
Eppure di cose da spiegare l’avvocato del popolo ne ha, eccome se ne ha. A parte qualche tratto di ilarità che provoca la lettura dei consigli ai genitori per i figli che pure è stata discussa dal comitato tecnico scientifico, ci sono poi le cose serie. Non ci sono state solo le conseguenti «sceriffate» del governatore campano Vincenzo De Luca che minacciava lanciafiamme nei matrimoni e amenità del genere, il poverino a caccia di voti per le regionali.
Ma Conte deve spiegare perché il 9 marzo ha decretato – da solo – la reclusione domiciliare di tutti gli italiani, mentre il 7 marzo i tecnici che richiamava ad ogni piè sospinto sostenevano che non era necessario. E perché se fin dal 9 aprile il Cts sosteneva di allentare la morsa sulle attività economiche, il premier si sia degnato di far riaprire i negozi – ma molti non lo hanno ancora fatto per i danni che il governo ha determinato – solo il 18 maggio.
Ci hanno rotto l’anima sulle mascherine obbligatorie, accusando persino di negazionismo chi le rifiutava, e poi leggiamo che servivano «solo se si sospetta di essere malato o si assiste persone malate».
Avevano ragione il professor Alberto Zangrillo e i medici coraggiosi come lui ma messi al bando dal reame di Giuseppe Conte.
E ora Palazzo Chigi tiri fuori i 18 verbali che mancano, a partire da quelli sulla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro, nel bergamasco. Magari ci sono altre sorprese...