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Cosa chiedeva il Cts il 7 marzo. Perché due giorni dopo Conte ha chiuso l'Italia?

Pietro De Leo
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Un governo “più realista del re” è il quadro che emerge leggendo i verbali pubblicati sul sito della fondazione Einaudi. Un passaggio cruciale è quello del 7 marzo. Il Comitato Tecnico Scientifico, infatti, fissa alcune zone su cui “applicare le misure di contenimento della diffusione del virus più rigorose rispetto a quelle da applicarsi all’interno territorio nazionale”. Ed erano: “Regione Lombardia, le province di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio Emilia e Modena; Pesaro-Urbino; Venezia, Padova, Treviso Alessandria e Asti”.

 

Dunque, un doppio binario di prevenzione, con misure diverse senza chiudere tutto. Invece, tempo due giorni e viene sancito il totale lockdown, su quel “torneremo ad abbracciarci” pronunciato dal Presidente Conte che divenne il titolo della costrizione domestica. Tra i verbali pubblicati, inoltre, non sono presenti quelli che riguardano la riunione del Cts su Alzano e Nembro.   

 

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