dopo il caso spadafora
Riforma sport, la situazione precipita. E Malagò (furioso) chiama Conte
Momenti tesissimi nel mondo dello sport. Dopo lo stop alla riforma da parte del Movimento 5 stelle che ha quasi portato alle dimissioni del ministro Vincenzo Spadafora, a scendere in campo a muso duro è il presidente del Coni Giovanni Malagò. «È evidente che chiamerò stasera il presidente del Consiglio - ha detto il dirigente - perché il mondo dello sport è arrabbiato. Ci era stato detto che entro domani questa vicenda sarebbe stata sistemata e io dovrò mandare un report al Cio».
Malagò si riferisce alle risposte che il Coni dovrebbe dare al Comitato olimpico internazionale riguardo i rilievi fatti sulla riforma firmata dal governo giallo-verde e in particolare dal leghista Giancarlo Giorgetti. Il Cio aveva sostenuto che la riforma minava l'indipendenza dello sport dal mondo della politica e aveva minacciato, in assenza di chiarimenti, di escludere l'Italia dalle prossime Olimpiadi. Sostanzialmente, gli atleti italiani già qualificati avrebbero sì potuto partecipare, ma sotto la bandiera neutrale del Cio e non sotto quella tricolore.
Ora la situazione si ingarbuglia ancora di più, anche perché appare impossibile che la legge delega voluta da Spadafora possa effettivamente arrivare domani in Consiglio dei ministri. Troppi i nodi da sciogliere in maggioranza. Ai Cinquestelle non piace la creazione di un nuovo dipartimento sport all'interno del Ministero che finirebbe col togliere poteri all'ente Sport & Salute creato da Giorgetti al fine di limitare la giurisdizione del Coni di Malagò. Il Pd, invece, non condivide i limiti troppo stringenti messi al numero dei mandati possibile per ogni dirigente e che potrebbero "decapitare" numerosissime federazioni proprio alla vigilia dell'anno olimpico. La situazione, insomma, è complicata. E la palla bollente, per volere di malagò, passa nelle mani del premier Conte.