Dl agosto, i soldi fanno gola: i rosso-gialli partono all'assalto della cassa
Osservi le luci di fronte, dal finestrone de Il Tempo, e ti chiedi se ci sia più feticismo o irresponsabilità al potere. Riuniscono i capi delegazione al cospetto di Giuseppe Conte e passano le ore, i giorni, le settimane.
Il Parlamento è in ferie e loro, i capataz della scriteriata coalizione di governo fanno ammuina. 25 miliardi: questo sì e quello no. La spesa. Per lo scontrino finale serve una quantità industriale di riunioni. E ieri sera c’era già chi giurava che non sarebbe stata l’ultima della serie.
A Palazzo Chigi vanno in scena i balletti di governo e non c’è alcuna ironia. Un elenco sterminato di articoli, si parla di un centinaio circa, che ognuno infila al tavolo di maggioranza. Ma quel che più provoca rabbia è
la chiusura a riccio della maggioranza. Conte pretende di fare - come succede da mesi - ancora da solo. La ricostruzione economica dell’Italia nelle mani di autentici scienziati del nulla. Finora hanno fatto solo disastri e non hanno l’umiltà di chiedere consiglio all’opposizione.
Conte ha bisogno ogni giorno di dimostrare allo specchio quanto è bravo. Ma lo spettacolo delle baruffe tra rossi e gialli dopo la strage da Covid è davvero orrendo.
Il presidente del Consiglio, per l’ennesima volta, si assume la grave responsabilità di ignorare la voce della rappresentanza reale dell’Italia. E a settembre ne avrà l’ulteriore controprova alle regionali.
Tra alleati si scannano. Se avessero una visione della storia e della prospettiva della Nazione spalancherebbero il portone di Palazzo Chigi anche a chi parla dall’opposizione parlamentare a nome di tantissimi milioni di italiani. Con la crisi sociale che si annuncia ancora più nera è un delitto politico pretendere di giocare in proprio.
Preferiscono spartire un po’ a Tizio e un po’ a Caio, si stanno dividendo le bandierine da piazzare sul bottino. Ma così non va e non ci sembra fosse questo il mandato del presidente Mattarella. Anche perché la logica che sta seguendo la maggioranza di Conte rischia di essere “attenzionata” da quei paesi “frugali” che non vedono l’ora di sabotare gli sforzi dell’Italia. Le mance sono pericolose. I cannocchiali all’erta.
Eppure agiscono così, e poi Conte si lamenta se c’è chi denuncia il loro lavoro “nelle tenebre della notte”. Vogliono i riflettori della stampa abbassati, non gradiscono richieste di chiarimenti. Del resto, se sono arrivati ad approfittare dell’altro decreto - quello semplificazione - per mettere addirittura mano alle nomine dei servizi senza dirlo a nessuno, c’è davvero da dubitare sulla bontà delle intenzioni dei signori di Palazzo Chigi e dintorni.
Annunciano il blocco delle cartelle esattoriali fino a metà ottobre e non accettano l’idea di far respirare gli italiani per tutto il 2020. Evitiamo di infierire su sanità e scuola, dove il disegno è solo quello di spendere dove e come capita. Litigano persino sui licenziamenti. Ma lo hanno capito che le aziende rischieranno di mandare a casa i loro dipendenti non per la volontà carnefice dei datori di lavoro bensì perché non ci sarà più mercato?
Da quant’è che non parlano con un negoziante, un ambulante, un artigiano? L’Italia reale sta ancora aspettando le tante promesse del pre, del durante e del post lockdown. Spiccioli e non progetti, questo è arrivato dal Palazzo, quando ci sono riusciti. Ma la potenza di fuoco è ben altra roba.
Nei mesi che ci siamo lasciati alle spalle la disperazione ha contagiato più del Coronavirus. Le famiglie e le imprese attendono ormai con paura l’arrivo dell’autunno. E loro, gli alfieri della maggioranza rossogialla, si stanno preoccupando solo delle marchette di Palazzo.
Si cercano statisti.