M5S, la resa dei conti: Vito Crimi finisce sotto processo
"Vedremo se arriveranno proposte costruttive o se la riunione di domani sarà il classico sfogatoio". L'appuntamento per (l'ennesima) resa dei conti interna al M5S è per stasera alle 20.45. Gli uomini vicini a Vito Crimi sono consapevoli dei mal di pancia. Il capo politico è nel mirino dopo il caos andato in scena con l'elezione dei presidenti delle commissioni parlamentari. "Non è capace e non è rappresentativo", attaccano alcuni parlamentari. "E' assente su tutto, un passacarte. Non si sa nemmeno che posizione politica abbia", fanno eco altri. "Chi attacca Vito risponde a precisi mandanti o non ha mai lavorato in vita sua e di certo non sa cosa vuol dire fare il capo politico", lo difendono i portavoce a lui più vicini. E ancora: "Chi attacca Crimi non si rende conto che adesso governiamo altre tre forze politiche e non più solo con una. In più il nostro peso politico è certamente minore rispetto a due anni fa e di certo avere gruppi parlamentari spaccati ci indebolisce ancora di più al tavolo delle trattative".
Le parole danno conto di un clima rovente. La posta in gioco è la guida politica del movimento e il percorso attraverso il quale arrivarci. La frattura non è più solo, ormai, tra governisti e non. O tra filo dem o vicini alla Lega. Ogni parlamentare - viene riferito - sta scegliendo il 'cavallo' su cui puntare in futuro: da Conte, Di Maio, Di Battista o Fico fino alle 'outsider' Appendino e Taverna.
Il capo politico, in realtà, non è l'unico sotto attacco. I deputati pentastellati intendono delegittimare il direttivo della Camera, prendendo di mira soprattutto il capogruppo Davide Crippa e il suo vice Riccardo Ricciardi. "Hanno deluso le aspettative di mezzo gruppo parlamentare", viene riferito. Anche tra i senatori è caos. Pesa ancora il 'patatràc' andato in scena in commissione Agricoltura, rimasta alla Lega pur spettando - da accordo di maggioranza - al M5S. Difficile, comunque, si arrivi a una vera e propria sfiducia, dal momento che a palazzo Madama il direttivo - che scade ogni anno - andrà comunque rinnovato a ottobre.
Nel mirino, poi, finiscono anche Vincenzo Spadafora e la sua riforma dello sport. Il direttivo della Camera scrive una lettera al ministro per bloccare il testo, che presenta alcune "criticità" e che è stata approvato attraverso "un percorso non condiviso". I pentastellati chiedono di incontrare Crimi e il capodelegazione al Governo Alfonso Bonafede e intanto il percorso si ferma. Ad attaccare Spadafora, riferiscono alcuni deputati grillini, sarebbero in particolare i parlamentari Provenza, Valente, Tuzi, Mariani e Dessì, membri del tavolo sport, che non hanno apprezzato il lavoro fatto da Spadafora. Provenza e Valente, riferiscono le stesse fonti, avrebbero anche "altre ambizioni. Vogliono la delega allo Sport al prossimo rimpasto", è l'attacco. "Prendere tempo significa far saltare la delega, che scade l'8 novembre e l'iter è ancora lungo. Se non va all'ultimo Cdm prima dell'estate o al primo dopo la pausa salta tutto e se ne riparla la prossima legislatura", spiega invece chi è vicino al ministro. Spadafora, in ogni caso, non intende indietreggiare e, viene spiegato, sarebbe pronto alla remissione della delega allo Sport nelle mani di Giuseppe Conte anche domani, nel caso in cui ritenesse venuto meno il rapporto di fiducia con il gruppo parlamentare. Lo stop alla riforma, in ogni caso, rischia di diventare l'ennesimo fronte aperto all'interno della maggioranza. Pd e Iv, infatti, sono chiari: "Vedetevela al vostro interno - lasciano filtrare - ma di ritornare alla norma Giorgetti non se ne parla".