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Corte dei Conti, nomine ad alta tensione. La grana per Mattarella e Conte

Luigi Bisignani
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Caro direttore, con il silenzio di Mattarella e Conte, dopo il Consiglio Superiore della Magistratura, un altro marasma si sta per abbattere questa volta sulla Corte dei Conti. A scatenare l’inferno la potente Associazione che raccoglie i circa 600 magistrati che la compongono: i magistrati hanno scritto una lettera durissima alla «coppia d’oro» del momento per denunciare un tentativo di minarne l’indipendenza.

Il Consiglio di Presidenza, nell’ultima seduta prima delle vacanze (29 luglio), ha Infatti risposto alla lettera di Giuseppe Conte che chiedeva l’invio di una terna di candidati a Presidente della magistratura contabile, dopo l’elezione di Angelo Buscema, con soltanto quattro voti di scarto, a Giudice costituzionale.

Sovvertendo una prassi ultraventennale, il CdiP ha indicato, nell’ordine, Tommaso Miele, Fulvio Longavita e Pio Silvestri, tutti Presidenti di Sezione collocati a circa metà del ruolo della Corte, escludendo così magistrati con maggiore anzianità. Dopo la cancellazione della colpa grave effettuata con il DL Semplificazioni, un altro bel ko assestato alla Corte dei Conti per asservirla definitivamente ai voleri dell’esecutivo.

Ora si aprono tre strade: nominare Miele primo della lista, chiedere una nuova terna rispettosa della prassi, oppure puntare sul primo del ruolo, Raffaele Dainelli, da quattro anni assegnato alla Sezione centrale del controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato. Ma, come diceva il Presidente Andreotti, a pensar male si fa peccato però spesso ci si indovina. L’irrituale richiesta della terna si inserisce in un disegno forse più sottile: far scoppiare il caos tra i magistrati della Corte dei Conti scatenando l’Associazione interna per arrivare alla soluzione più gradita al Colle ed ovviamente avallata dal Premier Conte, che vede ormai solo nel Quirinale la sua ancora di salvezza: la nomina di Aldo Carosi, amico sin dai tempi della Consulta del Capo dello Stato, che si scambierebbe così il posto con Buscema.

Carosi, di tradizione di sinistra, ritiene che la Corte debba diventare un’Autorità di controllo, senza alcuna funzione giurisdizionale. Con la «carta segreta» di Carosi si confrontano Fulvio Longavita, in scia proprio con le idee di Carosi, attualmente Presidente del controllo in Campania e in continua battaglia, sui conti, con De Magistris. Silvestri, il più giovane di ruolo di tutti, fa parte del CdiP della Corte e presiede la Sezione giurisdizionale in Valle d’Aosta e aspirerebbe in alternativa a diventare il Procuratore regionale del Lazio, posto strategico per le indagini sugli organi istituzionali di Roma. Mentre Miele, ciociaro di Aquino, è il corpulento Presidente della giurisdizione nel Lazio e si è fatto le ossa nel ginepraio dei casi di «danno erariale» in tutte le amministrazioni e gli enti pubblici della Regione, compresi i Ministeri e quella «santabarbara» che è la Rai. Riusciranno Mattarella e Conte a piazzare Carosi? Un prossimo Consiglio dei Ministri, ovviamente notturno perché da quando era studente e poi professore Giuseppi ama lavorare di notte, lo stabilirà

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