Gianluigi Paragone e la trappola del Mes: meglio fare altro deficit
E scostamento sia. Se l’alternativa devono essere quegli strumenti finanziari che regalano ai creditori una posizione di privilegio (la cui soddisfazione dev’essere onorata prima degli altri creditori), allora non ho paura di azionare la leva del deficit. E dire sì a un ulteriore indebitamento.
Ma la questione è: i soldi generati dallo scostamento dove finiscono? Mi spiego. Il fuoco, se ho freddo, mi serve per scaldarmi. E se ho fame serve per cuocere ciò che mangerò. Ma se lo stesso fuoco finisce tra le mani dei piromani ecco che allora il fuoco diventa pericoloso, non in sé ma per chi lo maneggia. I soldi generati a deficit sono soldi che se utilizzati da «piromani» perdono efficacia. Nell’ascoltare il governo negli ultimi giorni ho avuto la percezione che il ricasco dei «nuovi» soldi sia lontano da dove effettivamente servano, cioé nell’economia reale.
Ho già scritto che se i due viceministri prendono a ceffoni rispettivamente le partite iva (Misiani) e il settore della ristorazione (la Castelli) significa che l’economia reale non è la preoccupazione del governo M5S/Pd. E significa non aver capito che non riparare gli operatori economici dalla crisi significa abbandonarli a indebitamenti tossici, a sofferenze bancarie che - per effetto delle norme imposte dalla Ue - termineranno con la segnalazione alla centrale rischi. Con la conseguenza che quando sei segnalato, inizi a morire lentamente. Trascinando con sé pure il settore bancario che avrà bisogno di soldi pubblici per non sprofondare. Insomma un domino malefico.
Non è difficile da capire se soltanto si affrontassero le richieste di pmi, professionisti, partite iva e lavoratori. Dove andranno a finire i soldi, dicevamo. Il rischio è che finiscano nelle economie straniere. Prendiamo le nuove postazioni presentate dal ministro Azzolina. A parte l’inefficacia a prestarsi come banco, domando: chi produce tutta quella mole di seggiole/banco per le numerosissime classi delle scuole italiane? Le categorie interessate alla filiera non sono state coinvolte, pertanto va da sé che l’affare lo farà coi nostri soldi il Made in China e non il Made in Italy.
Lo stesso potrebbe accadere laddove un programma green all’interno del Recovery prevedesse l’installazione di pannelli solari sui tetti delle scuole pubbliche o degli edifici pubblici: bene, chi produce i pannelli solari? Soprattutto i cinesi. Quindi in poche parole il rischio di questi piani è proprio quello di finanziare economie straniere. Bell’affare stiamo promuovendo: cornuti e mazziati.
Da qui la mia sfida al governo. Se siamo in emergenza, allora che l’emergenza valga in toto; dunque in emergenza si comprerà italiano tutto quello che si può, e si incentivano le imprese per stimolare la produzione visto che ci sono di mezzo interventi pubblici. Altrimenti, siamo al fuoco nelle mani dei piromani.
Ultima osservazione. Si parla di soldi per incentivare l’economia. Ecco, talvolta non c’è nemmeno bisogno di soldi ma di un intervento del governo netto. C’è una nicchia di mercato (film protettivi adesivizzanti) che esporta fino all’85% per prodotto. Non ha problemi, scoppia di salute e ha un fatturato complessivo di un centinaio di milioni. Una bella nicchia. Bene, rischia di saltare per la mancanza di chiarezza nell’ambito dello smaltimento dei rifiuti. Tutto questo settore dal ‘98 a oggi ha pagato l’intero dovuto a un consorzio (Polieco) per lo smaltimento. Nel 2007/2008, l’altro consorzio (Conai) si è svegliato dal torpore e ha intimato le aziende del settore a pagare tutto - dal ‘98 a oggi - comprese le penali e gli interessi. C’è una causa in corso: se mai un giudice dovesse intervenire prima del governo (a maggior ragione forte dei poteri emergenziali...) l’intero settore salta per aria, creando un danno enorme e paradossale. Se Conte non riesce a risolvere un problema per cui bastano risolutezza, fermezza e una mezza giornata di attenzione, non so come potrà risolvere problemi cronici.
Ps. Do atto al ministro Costa di aver indetto un tavolo tecnico con i due consorzi, ma il tempo non gli è amico perché - ripeto - c’è un contenzioso in corso. Il governo si muova e impedisca ai consorzi di rovinare l’economia italiana. Per colpa di un capriccio.