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Sul Mes il governo temporeggia per non spaccarsi

Angelo De Mattia
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Continua l’impasse sul ricorso al Mes. Coloro che nella maggioranza ( i “ 5 Stelle”) sono contrari ritengono che si tratti di una “ trappola” ordita a Bruxelles per arrivare a un controllo  sull’Italia stile “ troika”; in ogni caso, pensano che il ricorso al Recovery Fund ( Next Generation Eu) farà superare l’esigenza della linea di credito del Meccanismo in questione. I favorevoli ( il Pd in particolare), invece, considerano essenziale per i conti pubblici, in vista della prossima manovra di bilancio, l’utilizzo del Mes. Il Premier Conte,anch’egli, è sostenitore della superfluità dell’impiego di tale linea di credito, sopravvenuta l’opportunità del “ Recovery”.

Le posizioni restano così cristallizzate da giorni, senza che neppure si tenti una sintesi, per la verità non facile. Ma gli impegni per il Governo aumentano e diventa sempre più urgente porre fine a questo inconcludente temporeggiamento che nuoce gravemente all’immagine del Paese, il cui Governo  viene ritenuto scarsamente capace di decidere.

Domani si dovrà comunque varare il modulo organizzativo che sovrintenderà alla stesura dei progetti del “ Recovery Plan “ ai fini dell’assegnazione delle risorse del Next Generation Eu. Si opterà, a quanto sembra, per il Comitato interministeriale per gli affari europei che sarebbe presieduto  da Conte. Sarebbe, in ogni caso, importante che il Comitato fosse affiancato da una ristretta task-force composta, insomma, da pochissimi esponenti, ma tutti con un altissimo livello di competenza, di esperienza, di autonomia intellettuale, nonché di prestigio anche internazionale.

Bisogna distinguere tra attribuzioni e responsabilità del Governo, al quale compete la stesura del Piano, e poteri del Parlamento, al quale spetteranno le decisioni finali, per le quali il modo di organizzarsi compete ad esso stesso, a cominciare dalla eventuale scelta di una Bicamerale o di un’ altra forma istituzionale. Una commistione di competenze non sarebbe ammissibile.

Dopodomani, vi sarà, poi, un impegno ancor più delicato: il voto delle Camere sullo ulteriore scostamento di bilancio ( per 25 miliardi) per il quale si profilerebbe essenziale il voto al Senato di un gruppo di opposizione, Forza Italia ( richiedendosi la maggioranza assoluta).

In questo contesto seguitare a sfogliare la margherita del “ no Mes, sì Mes”rischia di sfociare nel comico e, alla fine, di imitare metaforicamente il Don Ferrante manzoniano incapace di decidersi tra sostanza e accidente , cosa che lo portò alla fine diffusamene nota, per non dire dell’asino di Buridano che non seppe decidere se mangiare paglia o fieno e perì.

Eppure la soluzione potrebbe trovarsi. Se si teme la trappola, è perché si ritiene, a ragione, che non sia esclusa la condizionalità del Mes. In effetti, questa non può ritenersi superata perché lo ha dichiarato la Commissione Ue, essendo, invece, attivable come previsto dalle “ fonti superiori, Trattato e Regolamento, non derogabili, per la gerarchia delle fonti, da un atto della Commissione. Come è accaduto per altre revisioni – si veda il trasferimento alla Bce dalle Vigilanza bancaria in deroga al Trattato Ue – occorrerebbe quanto meno un accordo intergovernativo che sancisca, in via di deroga, l’assenza assoluta di condizioni, ad eccezione dell’osservanza del vincolo di destinazione, per i fondi del Mes, direttamente e indirettamente al settore sanitario. Perché non si imbocca una tale strada? Perché si resta nel vago e ci si trincera con la  motivazione della dubbia superfluità? Come si risponde a chi ricorda che le risorse del “Recovery Fund” saranno disponibili solo nel secondo semestre del prossimo anno?  Il governo dei conti pubblici non beneficerebbe, in vista della preparazione della legge di bilancio, dell’assegnazione di nuove risorse non condizionali?In ogni caso, una scelta in un senso o nell’altro, ricorso ai prestiti o non ricorso, è diventata ineludibile. Se non  si vuole  avviare la prospettata inziativa normativa, che depotenzierebbe pure gli altri timori,   per lo “ stigma” e  per la “ seniority” dei prestiti del Meccanismo, allora bisognerà dirlo apertamente e assumersene la responsabilità collegialmente. Non sarebbe la scelta migliore, ma almeno finirebbe questo assurdo tormentone.

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