da brivido

Settimana horror per Conte: il governo trema tra emergenza coronavirus e bilancio

Carlo Solimene

Archiviata la settimana dei «festeggiamenti» per l’accordo europeo sul Recovery Fund, per il governo Conte se ne apre un’altra all’insegna dell’incertezza parlamentare. Sì, perché l’esecutivo sarà chiamato in pochissimi giorni a una serie di snodi decisivi con numeri, specie al Senato, tutt’altro che tranquillizzanti. A metà settimana le Camere dovranno esprimersi tanto sul prolungamento dello stato d’emergenza che sul nuovo scostamento di bilancio da 25 miliardi.

Sul primo fronte, i partiti che sostengono Conte dovrebbero essere autosufficienti. Ma, al momento, non sembra esserci compattezza. In particolare è Italia viva a mostrare le maggiori perplessità sull’utilità di prolungare al 31 ottobre la fase dei «pieni poteri» per il premier. Una posizione che, al di là dello specifico punto, origina dalle frizioni registrate nella passata settimana sulla legge elettorale. Il partito di Renzi, insomma, utilizzerebbe la riforma del voto come moneta di scambio per dare il via libera a un prolungamento dello stato d’emergenza. Una manovra resa possibile anche dall’indisponibilità del centrodestra a fare da scialuppa di salvataggio al premier. Silvio Berlusconi, da questo punto di vista, è stato chiaro: anche Forza Italia (i più «morbidi» all’opposizione) vuole chiudere la fase dei Dpcm.

  

Discorso diverso per il bilancio. In questo caso sia alla Camera che al Senato è necessaria la maggioranza assoluta. E se a Montecitorio non dovrebbero esserci problemi, il discorso cambia a Palazzo Madama, dove l’esecutivo non può contare sui 160 voti necessari e ha bisogno di almeno 5/6 sostenitori dal centrodestra. Un sostegno che, hanno ripetuto all’unisono Berlusconi, Salvini e Meloni, stavolta non arriverà a scatola chiusa. Tutti vogliono capire come sarà utilizzato il denaro proveniente dall’ulteriore deficit che graverà sulle casse dello Stato. E, da questo punto di vista, ieri ci sono state delle prime anticipazioni. Dodici miliardi saranno dirottati al settore lavoro. Innanzitutto sgravi contributivi totali per sei mesi per le nuove assuzioni, proroga di altre 18 settimane della cassa integrazione, sgravi per le aziende che fanno rientrare i lavoratori dalla Cig, blocco dei licenziamenti fino al termine dell’anno, proroga del bonus mensile di 600 euro per i lavoratori dello spettacolo. Inoltre al Mef si starebbe valutando il blocco dell’emissione delle cartelle esattoriali fino a novembre.

A testare la tenuta della maggioranza sarà, in settimana, anche la nuova votazione sul rinnovo delle presidenze delle commissioni, mentre giovedì 30 luglio il Senato dovrà decidere se autorizzare o meno il processo nei confronti di Salvini per il caso Open Arms. Un voto che non attenta alla tenuta del governo ma è ugualmente di un certo peso politico. Un programma piuttosto intenso per scaldare ulteriormente un’estate politica mai così intensa.