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Sentenza Mediaset, parla Nordio: quante balle. Così hanno fatto fuori Berlusconi
Una fretta sospetta, errori e forzature a senso unico. In altre parole, la sentenza del processo Mediaset che ha condannato Silvio Berlusconi determinando l'ostracismo dalla politica attiva del Cavaliere è stata uno scandalo. A ribadirlo è l’ex magistrato Carlo Nordio che in un'intervista a Libero ripercorre le tappe della vicenda dopo che le parole postume di Amedeo Franco, magistrato che all'epoca dei fatti fera relatore in Cassazione del processo sui diritti tv, hanno scoperchiato il pentolone. Franco parlava di "plotone di esecuzione" e una condanna comminata perché "Berlusconi deve essere condannato a priori".
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Nordio sulla sentenza Mediaset e l’estromissione di Berlusconi dalla politica attiva rivela a Libero: "È stato detto e ripetuto che bisognava processarlo il 31 luglio 2013 perché i reati a suo carico si sarebbero prescritti il primo agosto di quell’anno, e invece questo non era vero. Una balla". "lo scandalo di quella vicenda -spiega il magistrato - non sta tanto nella fissazione anticipata del processo e nella costituzione di un Collegio giudicante quantomeno discutibile. Sta in quello che è emerso dalle dichiarazioni del giudice relatore e soprattutto dall’applicazione della Legge Severino".
Per l’ex toga "Il conteggio della prescrizione è complesso, perché i termini possono essere continuamente sospesi per mille ragioni, ad esempio gli impegni dell’imputato o del suo difensore. Le date vengono grossolanamente scritte sul frontespizio del fascicolo all’inizio delle indagini, e devono esser continuamente aggiornate, speso con scarabocchi illeggibili. L’errore è quindi sempre possibile. Va da sé che tanto maggiore è l’importanza del reato e del suo presunto autore, tanto maggiore dovrebbe essere l’attenzione in questo conteggio. La legge è uguale per tutti, ma un furto in un supermercato non è come un reato tributario che può far cadere un governo. Se questi calcoli sono stati sbagliati non è difficile ricostruirli. Alcuni giornali lo hanno fatto, e pare che effettivamente siano errati: però non parlerei di falsi. Il falso indica la malafede, e non arrivo a sospettare tanto da parte di colleghi".
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Nordio osserva che "la notifica a Berlusconi dell’informazione di garanzia a Napoli nel 1994 attraverso un giornale era un reato, eppure nessuno ha indagato sull’autore della violazione del segreto istruttorio. Penso che dopo la vicenda Palamara, che peraltro ha rivelato cose note a tutti, il Csm così com’ è andrebbe soppresso, e sostituito da un organo costituito da membri sorteggiati tra i magistrati di Cassazione, i docenti universitari e i presidenti dei consigli forensi. Tutte persone, per definizione, intelligenti e preparate". Quanto alla legge Severino "Quella è stata la pagina più vergognosa della vicenda che ha portato all’estromissione di Berlusconi dalla politica attiva. La legge prevede la rimozione del condannato ancor prima della sentenza definitiva, e questo è già grave. Ma può anche starci. Quello che è intollerabile è che sia stata applicata retroattivamente, cioè per fatti avvenuti prima della sua entrata in vigore. Qui l’atteggiamento della sinistra è stato addirittura goffo. Poiché la sanzione penale non può esser retroattiva, si è detto che quella era una sanzione amministrativa. Peggio che peggio, perché anche queste sanzioni seguono gli stessi criteri di quelle penali. Quando questi dilettanti hanno capito la gaffe, hanno sostenuto che si trattava 'delvenir meno dei presupposti di eleggibilità', formula vana e gesuitica che non significa nulla". In realtà secondo l’ex magistrato "cacciare via dal Parlamento un membro eletto è un provvedimento afflittivo, e come tale irretroattivo. Fui uno dei primi a sostenerlo. E il fatto che molti giuristi abbiano privilegiato la ragion politica all’elementare interpretazione della norma in senso garantista mi ha disgustato. Oggi vedo che quasi tutti ammettono l’errore. E speriamo che fosse solo un errore".