verso il decreto

Tasse, edilizia e smart working. Cosa spunta nella bozza del piano di rilancio

"Il contrasto all’evasione fiscale, la revisione delle imposte ambientali e l’abolizione dei sussidi ambientalmente dannosi, unitamente ad una riforma del sistema fiscale improntata all’efficienza, all’equità e alla progressività, nonché ad una revisione e riqualificazione della spesa pubblica, saranno i pilastri della strategia di miglioramento dei saldi di bilancio e di riduzione del rapporto debito/pil nel prossimo decennio". Lo scrive il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nella premessa della bozza del Piano nazionale di Riforma. "Tanto maggiore sarà la credibilità della strategia di rilancio della crescita potenziale e di miglioramento strutturale del bilancio - prosegue Gualtieri - tanto minore sarà il livello dei rendimenti sui titoli di Stato e lo sforzo complessivo che il Paese dovrà sostenere nel corso degli anni".

 

  

 

 

«L’edilizia è un altro settore su cui puntare per il rilancio dell’economia, pur rafforzando le politiche di contrasto all’abusivismo edilizio e al consumo del suolo. Si è già detto degli incentivi alle ristrutturazioni in chiave energetica ed antisismica e del "bonus facciate". La valorizzazione del patrimonio immobiliare della Pubblica Amministrazione potrà giocare, in connessione con la graduale ripresa del settore, un importante ruolo propulsivo per il settore delle costruzioni, incrementandone la produzione e l’occupazione e, quindi, la crescita complessiva dell’economia». È quanto si legge nella bozza del Pnr. In questo senso, si legge, «anche gli edifici utilizzati dallo Stato Centrale saranno oggetto di un ampio piano di efficientamento energetico oltre che di revisione da un punto di vista sismico, contribuendo al riavvio del settore edile. La valorizzazione delle aree e degli edifici sottoutilizzati o abbandonati e l’utilizzo più efficiente degli spazi lavorativi potranno, nel quadro di un’attenta pianificazione e dei corretti incentivi, dare luogo a progetti di sviluppo sociale locale e alla liberazione di risorse per investimenti nel rispetto dell’equilibrio finanziario».

«Per migliorare la qualità del servizio proviamo a investire su un’altra rotta: per questo abbiamo guardato al lavoro agile. Portiamo avanti questa esperienza con il 50% dei dipendenti con attività compatibile fino a dicembre prossimo, e poi dal 1 gennaio con il 60% e vediamo». Così il ministro della pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, dai microfoni di Tgcom24 spiega la ratio dell’emendamento al Dl Rilancio sul lavoro agile nella Pa. «È stata una scelta fatta per mantenere una continuità rispetto alla fase vissuta durante la pandemia, quando abbiamo messo in lavoro da remoto tutti i dipendenti pubblici la cui attività non richiedesse la presenza fisica. Considerato dunque l’esperienza positiva e per non perdere lo slancio abbiamo lavorato all’emendamento con cui si prevede la proroga dello smart working per il 50% dei dipendenti con attività compatibile fino a dicembre prossimo ed un piano organizzato che porti i lavoratori al 60% dal gennaio prossimo». Un piano ancora tutto da scrivere e da organizzare anche con il confronto con il sindacato, già iniziato con l’apertura di tavoli ad hoc , che comporterà «la responsabilizzazione dei dirigenti delle strutture chiamati a scegliere chi potrà accedere al lavoro agile», prosegue Dadone. E alle critiche sull’eventualità di alterare parte della domanda di consumo risponde: «queste critiche semplificano eccessivamente lo smart working che non è solo sostituire con il tavolo della cucina il lavoro svolto in azienda ma di redistribuire anche i luoghi di lavoro». Ciò non toglie, infatti, prosegue Dadone, «che possono esserci locali, tipo caffè, che possano accogliere questa organizzazione del lavoro. Si tratta di vederla da un altro punto di vista...ad esempio il congestionamento del traffico...ovviamente si sposteranno alcuni consumi ma serve vederla sotto un profilo positivo: possiamo migliorare la qualità del servizio, proviamo ad investire su un’altra rotta e vediamo».