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Bye bye scuola. Le linee guida impossibili per la riapertura a settembre

Gianluigi Paragone
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La scuola e il turismo sono i due settori dove meglio (ahinoi) si manifestano le incapacità e l’inadeguatezza del governo. Proprio ieri sono arrivate le nuove bozze sulla riapertura delle scuole a settembre preparate dal ministero della pubblica istruzione. Tra le poche certezze è che bimbi e ragazzi dovranno mantenere “la distanza di sicurezza di un metro fra le rime buccali”, cosa che ha scatenato già ora la misurazione compulsiva fra una rima e l'altra. Il resto -dalle impossibili aule da 60 metri quadrati minimo alle classi patchwork con turni ed orari di ingresso differenziati per evitare assembramenti- ha nuovamente fatto infuriare tutti: presidi, docenti e famiglie.

La ministra Lucia Azzolina è una specie di pallina da flipper che schizza da una parte all’altra, alternando figuracce a vere e proprie idiozie. E’ il bersaglio preferito degli sfottò social riuscendo a raggiungere il fu Danilo Toninelli e concretizzando la parità di genere. Le poche volte che ho visto in azione la Azzolina ho pensato alla faccia delle mamme e dei papà, degli alunni, dei presidi, del personale docente e non: ma questa da dove esce? Risposta: esce dal fantastico mondo dei muppet5stars, un mondo dove chi sa diventa ingombrante e chi non sa diventa... ministro o giù di lì. L’elenco è vario e non fa distinzioni di sesso, di età e di collocazione geografica: si va da dj Bonafofò (il Muppet di via Arenula sfigurato dopo lo scandalo scarcerazioni e la querelle Di Matteo) alla evanescente Lallalà Castelli (in arte “Questo lo dice lei”), dalla Azzolina (meglio nota come il ministro ‘Mbuto) a... beh decidete voi perchè da Sibilia (quello che lo sbarco sulla luna è una fake) a Buffagni (quello che va in estasi se lo definiscono il Giorgetti o il Gianni Letta del Movimento: ci vuole poco a far contenti questi ragazzi, basta un appellativo). Insomma l’elenco è lungo.

La Azzolina e la scuola, dicevamo. Riuscire a capire che cosa frulli nella testolina della ministrina è complicato, anche perché lei stessa è la prima a non essere mai convinta di quel che dice. Così, in questa confusione gelatinosa genitori, presidi e prof si stanno nel loro piccolo incazzando. “Non sappiamo nulla”, è la frase più educata che circola nelle chat.

Altro esempio macroscopico di fallimento riguarda il Turismo. E qui Dario Franceschini, un professionista degli inciuci politici (uno che il sudore lo espelle se va in sauna perché lavorare è importante ma lo lasciamo volentieri agli altri), ha fatto il suo capolavoro: sperare che il turismo si riavviasse per miracolo. Un po’ come i libri che scrive. Siccome gli operatori del settore ai miracoli non credono perché sono abituati a sudare ogni euro che guadagnano, è successo che tra coronavirus e ministri scappati di casa il settore è finito sott’acqua. Col governo che, a tempo ormai scaduto, parla di come rilanciare il settore e compensare il rosso dei conti. Ora, se c’era un settore che già nel periodo di lockdown avrebbe dovuto essere sui radar dell’esecutivo era proprio quello turistico, non fosse altro perché a maggio quel settore è ai nastri di partenza. Non capire che l’intervento dello Stato avrebbe dovuto sanare la carenza fin da subito è stato indice di incompetenza sbalorditiva, facilmente intuibile dopo che nei decreti della ripartenza la parola “turismo” era da ricercare col lanternino. La vacuità delle misure successive ha fatto il resto, quindi non ha fatto nulla.

A chiudere la carrellata - a mo’ di esempio - c’è la perla di Alitalia, beneficiaria dell’ennesimo giro di soldi messi sul tavolo. Cosa fa Alitalia all’alba dell’estate? Cancella i voli su Trapani, una perla italiana nel mediterraneo. Con tanti saluti a San Vito Lo Capo, a Favignana, ad Agrigento e la sua Valle dei Templi. Ah, dimenticavo: i voli cancellati avevano già prenotazioni (pagate) dei biglietti.

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